Redazione

Ultraleggero sorvola il Municipale e getta volantini della Lega

Tutti increduli stamattina alle 10,30. Teatro blindato per il concerto di oggi

Teatro Municipale blindato, da stamattina, per il concerto della tv araba Al Jazeera che si terrà oggi pomeriggio alle 18,30. Polizia e carabinieri stanno presidiando tutta la zona di piazza Sant’Antonino. Stamattina, intorno alle 10,30, un ultraleggero ha sorvolato il teatro gettando centinaia di volantini della Lega, che oggi pomeriggio alle 17 terrà una manifestazione all’esterno del Municipale, in piazza Sant’Antonino. Dalle 13 è stato istituito anche il divieto di transito per le automobili, mentre nel primo pomeriggio le forze dell’ordine effettueranno la bonifica di tutta la zona. Insieme all’artificiere della polizia verrà impiegata anche un’unità cinofila dei carabinieri addestrata a trovare esplosivi e armi.

Al via il concerto di Al Jazeera al Municipale tra fischi e slogan dei manifestanti

Imponente servizio d’ordine. Nessun momento di tensione registrato

Trecento manifestanti circa hanno gridato slogan contro la tv araba Al Jazeera che sta celebrando il suo anniversario con un concerto al teatro Municipale. I manifestanti, capeggiati dal senatore piacentino del Carroccio Massimo Polledri e dal consigliere regionale di Forza Italia Luigi Francesconi, si sono dati appuntamento, con striscioni e cartelli, intorno alle 17,30 in piazza Sant’Antonino, dove gli era stato concesso lo spazio per manifestare. Imponente il servizio d’ordine coordinato dal capo di Gabinetto Girolamo Lacquaniti e che ha coinvolto decine di agenti di Digos e Squadra mobile. In supporto anche un battaglione dei carabinieri e un reparto di poliziotti arrivati da Bologna. Non si sono fortunatamente registrati momenti di tensione (né tantomeno incidenti) nonostante i manifestanti gridassero a gran voce slogan contro l’evento mediatico in corso.

Abusi sessuali sulla figlia minorenne, piacentino arrestato

In manette un operaio 50enne, incastrato dalle telecamere nascoste in casa dalla polizia

Un operaio piacentino di 50 anni è stato arrestato dalla Squadra mobile con la pesantissima accusa di violenza sessuale aggrava e continuata. La vittima degli abusi era la figlia 17enne dell’uomo, studentessa, che – stando a quanto ricostruito dagli investigatori della sezione Minori – subiva violenze dal padre quasi quotidianamente. Ad incastrare l’uomo, incensurato, tra i tanti elementi raccolti dalla polizia ci sono soprattutto i filmati delle telecamere e delle microspie che sono state appositamente nascoste nell’abitazione per diverso tempo. Abitazione nella quale viveva anche la madre della ragazza, rimasta sempre all’oscuro di tutto, fino a quando, alcune settimane fa, ha notato certi comportamenti strani della raggazzina. In particolare che non voleva stare mai da sola in casa con il padre. A questo punto la donna si è rivolta alla polizia e sono iniziate le indagini coordinate dal dirigente della Mobile Stefano Vernelli e dal sostituto procuratore Letizia Platé. Gli agenti della sezione Minori, dopo essere entrati in confidenza con la vittima degli abusi, hanno deciso di nascondere microfoni e telecamere nella casa, che si trova in periferia a Piacenza. Grazie a questi strumenti hanno ripreso l’uomo che in più occasioni cercava di palpare la figlia, simulando rapporti sessuali e cercando di baciarla. L’altra mattina la polizia lo ha atteso fuori di casa per eseguire l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Pio Massa. Ora è rinchiuso alle Novate e in tarda mattinata è stato ascoltato nell’interrogatorio di garanzia davnti al gip Pio Massa. Si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Attirati da annunci erotici. Tre omosessuali piacentini pestati a sangue e rapinati. Arrestato un egiziano

Malvivente armato di mazza da baseball si fingeva gay e dava appuntamento sotto il ponte sul Po

Si fingeva omosessuale e pubblicava inserzioni erotiche su un giornale di Piacenza; inserzioni complete di numero telefonico nelle quali il “dolce trentenne” si diceva disponibile a incontri piccanti nella zona di Piacenza, San Rocco al Porto e dintorni. Una volta che qualcuno abboccava all’esca dell’annuncio, gli dava un appuntamento in una zona isolata, più che altro nel piazzale buio sotto il ponte sul Po, sponda lombarda, oppure di fronte al cimitero di San Rocco o a quello di Santo Stefano Lodigiano. E’ a questo punto che l’inserzionista ne approfittava rivelando le sue vere intenzioni con rabbiosa violenza: a colpi di mazza da baseball veniva sfasciata l’auto del poveraccio che aveva malauguratamente risposto all’annuncio; il quale di lì a qualche istante si ritrovava a terra, legato mani e piedi, pestato a sangue, a calci e pugni, e poi abbandonato lì dove si trovava. E’ accaduto tre volte nelle ultime tre settimane, e per tre volte le vittime erano piacentine: un insospettabile padre di famiglia, un imprenditore stimato, un impiegato. Tre aggressioni feroci a scopo di rapina avvenute a due passi dalla città ma nel buio di qualche luogo isolato, adatto a chi si vuole appartare ma adatto anche ai criminali che se ne vogliono approfittare. Tre casi sui quali i carabinieri della stazione di Guardamiglio hanno iniziato una serie di indagini a tutto tondo, seppur non fosse facile risalire al responsabile. Una mano è arrivata dalla buona sorte: poche ore dopo l’ultima aggressione sotto il ponte del Po (meno di una settimana fa), il bancomat del piacentino rapinato (e finito nel bottino del rapinatore insieme a denaro contante, cellulare, orologio e tutto il resto) è stato usato in uno sportello poco lontano. Era molto probabile che chi l’aveva usato fosse il bandito-picchiatore. Secondo colpo di fortuna: lo sportello bancomat in questione era di quelli dotati di telecamere a circuito chiuso e puntate proprio su chi sta effettuando il prelievo. Quei fotogrammi sono stati acquisiti dai carabinieri, stampati e mostrati ai due piacentini che avevano subìto le rapine: entrambi l’hanno riconosciuto. «E’ lui» hanno detto. Ma a riconoscerlo per primi erano stati gli stessi carabinieri: l’uomo del fotogramma pare proprio che sia Ahmed Elmitwalli Mansour, 32 anni, egiziano da tempo in Italia ma senza fissa dimora, senza permesso di soggiorno e già noto alle forze dell’ordine per episodi di rapina e sequestro di persona. Ieri poco prima dell’alba i carabinieri di Guardamiglio sono riusciti a scovarlo a Codogno e ad arrestarlo in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa mercoledì dal gip di Lodi. E nel carcere di Lodi si trova ora l’egiziano in attesa dell’interrogatorio di garanzia.

Ultras scatenati. Sassaiola in stazione e bar razziati

Tifosi baresi rapinano e rubano. Napoletani spaccano vetrine e feriscono otto poliziotti

Mattinata a dir poco infernale per polizia e carabinieri. I guai – provocati da gruppi di ultras baresi e napoletani – sono iniziati già intorno alle 8.30 quando alla stazione di Piacenza è arrivato il primo treno di supporter pugliesi, in città per la partita di oggi. Dal gruppo principale si sono staccate un paio di "bande" che nel giro di poco hanno messo a ferro e fuoco alcuni locali della zona. Al bar Bologna hanno fatto razzia di brioches, succhi di frutta, birre e di ogni cosa capitasse loro a tiro; ovviamente senza pagare. E quando la barista – in quel momento sola – ha iniziato a urlare minacciando di chiamare la polizia, alcuni teppisti hanno scardinato il registratore di cassa e l’hanno minacciata di scagliarglielo addosso. La stessa scena s’è poi ripetuta pochi metri più avanti, nella caffetteria Sant’Ambrogio: razzia di cibo e pretesa di non pagare. In questo caso, però, gli ultras hanno trovato la resistenza di un cliente albanese del bar. Resistenza piegata con le botte. Per questo episodio, poco dopo, sono stati arrestati tre giovani baresi che nel tentativo di fuga si sono prima trovati di fronte il cane di un carrozziere di viale Sant’Ambrogio e poi i poliziotti della questura. Uno dei tre arrestati è salito a bordo della volante che è rimasta coinvolta nello scontro di via Beverora.

Peculato, patteggia l’ex direttore amministrativo del liceo Cassinari

L’accusa: si intascava parte dei soldi per le gite degli studenti. La pena: due anni e mezzo di reclusione

Due anni e mezzo di reclusione, pena patteggiata e condonata grazie all’indulto. Si è conclusa così la vicenda giudiziaria che vedeva imputato Luigi Nicelli, 62 anni, piacentino, ex direttore dei servizi generali e amministrativi del liceo artistico Cassinari. L’accusa di cui doveva rispondere era peculato: secondo quanto accertato dallo stesso preside della scuola, Benedetto Carli, e da una successiva ispezione ministeriale, l’imputato si sarebbe intascato circa quattromila euro nell’arco di sette mesi. Quel denaro era versato dai ragazzi della scuola e sarebbe dovuto servire per finanziare le loro gite per motivi di studio. Il direttore amministrativo – che a quanto pare è in pensione a partire da quest’anno – ha poi restituito la somma. Questa mattina, assistito dall’avvocato Massimo Saltarelli, si è presentato di fronte al giudice per l’udienza preliminare Gianandrea Bussi e, con il consenso del pm Gilberto Casari, ha patteggiato la pena. Pena che, se non fosse stata condonata, non sarebbe stata sospesa visto che l’imputato aveva già perso i benefici della condizionale per una precedente condanna relativa a un episodio del tutto analogo ma accaduto circa dieci anni fa.

Domande amletiche

Ogni tanto è giusto porsi delle domande. A costo di risultare faziosi ed antipatici…

“Perch锝. Questa parola, d’incommensurabile potere, è il segreto della verità e, ogni qualvolta la si pronunci, determina in noi, esseri razionali, un movimento mentale che porta alla ricerca logica di una spiegazione. E se è vero, anche, che la domanda porta sempre con sé la risposta, proverò a formulare (ad alta voce) solo alcune brevi questioni.

Per esempio: perché, dallo scorso settembre, il Fisco può ottenere dalle banche, a sua completa discrezione, tutte le informazioni riguardanti i conti e i pagamenti, fatti e ricevuti, da un qualunque signor Rossi mentre se qualcuno “spia” i conti correnti di Romano Prodi (e della Franzoni, sua moglie) scoppia la terza guerra mondiale?

Perché, a decreto Bersani non ancora approvato, le Coop avevavo già pronti gli espositori dei medicinali per tutte le loro sedi? Quanto ha fruttato in più, alle Coop, tale decreto?

Perché, fino a qualche mese fa, in tanti si scandalizzavo per le parole di Berlusconi («Ho troppa stima per l’intelligenza degli italiani per credere che ci possano essere in giro tanti coglioni che votano per Prodi») ma ora in giro non trovi più nessuno che dica di aver votato per questo governo?

E, venendo a casa nostra, perché Reggi, se è così sicuro di rivincere le elezioni del prossimo anno, ha commissionato un sondaggio per sapere come la pensano i Piacentini? Quanto è costato quel sondaggio? Ma soprattutto, chi l’ha pagato?

Perché la sinistra, quando è all’opposizione, riempie le piazze con democratiche manifestazioni di protesta ma, quando governa, vieta al centrodestra di tenere analoghe manifestazioni davanti al municipio di Piacenza?

Perché se il sindaco Reggi dice, nel corso di una pubblica assemblea, che “oggi non accade più che si debba pagare 500 euro un voto in Consiglio” si minimizza l’accaduto e non se ne parla più, mentre se D’Amo, consigliere di maggioranza dei Ds, afferma che se “qualcuno che compra immobili fatiscenti con vincolo pubblico per poi farci 25 appartamenti guadagna molto” viene censurato ed emarginato dal suo stesso partito? Perché?

Ed infine (ma solo per amor di patria, intendiamoci) perché è possibile che un sindaco di provincia come Boiardi sia anche presidente di quella stessa provincia? Perché non deve essere incompatibile, almeno moralmente? Perché Monticelli, governata da Boiardi, ha ottenuto il permesso dalla Provincia (governata da Boiardi) di ospitare un mega insediamento logistico, che non era previsto in nessun piano e per il quale non esiste nemmeno un casello autostradale sul territorio comunale?

Ma, soprattutto, perché la prossima volta non ci andiamo tutti, ma proprio tutti, a votare anziché lamentarci ogni giorno di come vanno le cose?

Carlo Rasparini conservava i capelli di Federica in una scatola

I particolari dell’arresto del 27enne accusato di tentato omicidio. A breve l’interrogatorio

Una ciocca di capelli di Federica Mazzocchi custodita gelosamente in una scatoletta a forma di cuore. E’ uno dei particolari che riguardano l’arresto di Carlo Rasparini, il 27enne di Statto accusato del tentato omicidio della 17enne di Travo. Il giovane, bloccato dalla Squadra mobile di Viterbo in un hotel della città laziale, si trova in carcere in attesa di essere ascoltato dal sostituto procuratore di Piacenza Antonio Colonna e dai carabinieri del Nucleo operativo di Bobbio. L’elemento della scatola con il “feticcio” è emerso stamani in questura a Piacenza, dove il capo di Gabinetto Girolamo Lacquaniti e il dirigente della Mobile di Piacenza Stefano Vernelli hanno reso noto altri particolari dell’operazione condotta dai colleghi. Nella stessa scatola è emerso che c’era anche un’altra ciocca di capelli, che apparterrebbero a una ragazza 17enne non ancora identificata, e con la quali Rasparini avrebbe avuto un flirt di recente. Gli inquirenti hanno confermato che il 27enne, sul quale pendeva un mandato di cattura internazionale, non ha opposto resistenza all’arresto. La polizia lo ha bloccato nella sala da pranzo dell’Hotel Domus, mentre faceva colazione. Nella sua stanza hanno trovato un coltello, circa 4mila euro in contanti e la scatoletta a forma di cuore, che conteneva anche una lettera d’amore. In più gli investigatori hanno acquisito documentazione cartacea (scontrini, biglietti, etc) che Carlo Rasparini avrebbe conservato durante i tre mesi di fuga all’estero. «Federica ora sta meglio – ha affermato il padre Giuseppe – e in questi mesi ha ripetuto spesso di aver paura che quel ragazzo tornasse per ucciderla. La polizia ci ha sempre protetto anche durante il periodo del ricovero in ospedale, ma adesso siamo molto più tranquilli».

Piacenza al 33° posto per vivibilità e sostenibilità

Presentata oggi a Roma l’indagine sulle città italiane di Legambiente e Sole 24 ore

Piacenza si è classificata al 33esimo posto fra le 103 città italiane esaminate nell’annuale rapporto di Legambiente in collaborazione con Il Sole 24 ore, prima fra tutte la città di Bolzano e fanalino di coda L’Aquila.
Ottimo piazzamento per la città di Cremona, sempre ai primi posti della classifica generale e fra le sei città con una media maggiore di 20 metri quadri eqivalenti per ogni 100 abitanti di spazi verdi, male Lodi per la qualità dell’aria e male anche Piacenza che conferma la scarsa qualità dell’acqua con una percentuale di nitrati di 35.3 mg/litro, il peggior risultato, abbondantemente oltre la media nazionale di 9 mg/litro.

Tentato omicidio di Travo – Catturato Carlo Rasparini

Bloccato all’alba dalla polizia in un albergo di Viterbo

L’incubo è finito. Ora Federica Mazzocchi, 19enne di Travo, potrà dormire senz’altro più tranquilla. All’alba di stamattina, infatti, la polizia ha arrestato Carlo Rasparini, il piacentino di 27 anni accusato di tentato omicidio. Il 13 luglio scorso, infatti, Rasparini aveva atteso la giovane davanti alla sua abitazione in via Martin Luther King a Travo, colpendola con tre colpi calibro 9 alla gamba destra. Poi era fuggito. Il 27enne, raggiunto da un mandato di cattura internazionale, è stato rintracciato stamattina presto in un albergo a Viterbo. I carabinieri della Compagnia di Bobbio – comandati dal capitano Fabio Longhi – erano sulle sue tracce e avevano trovato a Spalato, in Croazia, il camper a noleggio che aveva utilizzato per scappare subito dopo il fatto. Dopodiché si erano perse le sue tracce. Fino a ieri sera, quando la polizia di Viterbo, controllando i clienti degli alberghi cittadini, ha trovato il nome di Rasparini sul registro degli ospiti. Dopo poche ore gli agenti hanno bussato alla sua porta, eseguendo il mandato di cattura. L’accusa è di tentato omicidio. Ora il piacentino si trova in carcere a Viterbo, in attesta di essere interrogato dai carabinieri del Nucleo operativo di Bobbio e dal sostituto procuratore di Piacenza Antonio Colonna, titolare dell’indagine.