Finalmente!
Torna dopo tre anni dal precedente “Akuadulza” Davide Van de Sfroos con un nuovo lavoro dal titolo “Pica” che segna un ritorno ai suoni del passato.
Considero Davide il miglior cantautore italiano degli ultimi anni, la sua ripresa e costante affermazione del dialetto laghée nei suoi testi, il suo combat folk tra Clash, Springsteen, musica da balera, ispirazioni alla De Andrè, sforna un risultato unico dal punto di vista lirico e musicale.
Oltre ad essere un semplice cantastorie come ama essere definito, Davide nel corso degli anni ha affrontato anche la prova del libro, scrivendo con ottimi risultati poesie e storie venate di lago, leggenda e vita comune.
Questo ultimo lavora si discosta dal precedente, più gotico, scarno, scuro, ritornando ad un ritmo degli esordi, ma con una maturità lirica cresciuta e sempre più convincente: torna a parlare di storie comuni, di eroi comuni e di gente semplice, con l’ironia del dialetto e la vena blues trasportata dal suo recente viaggio a New Orleans (da quel viaggio ha poi tratto uno spettacolo che ha portato in tournè con molto successo “Ma vada via’l blues”).
Qui Davide sembra affrancarsi, anche dalle immagini del booklet, ad un rapporto più “celtico” con la sua terra, ad una identificazione più marcata rispetto al precedente lavoro, più folk irlandese, più ritmo, più rock.
“E’ un disco molto corale, più ancora del solito. E’ il disco del cuore, delle emozioni che non hanno bisogno di parafrasi per venire fuori dirette. Picchia forte il cuore e il primo pensiero va a quelle persone – finite poi nelle canzoni – che hanno reso mitica la propria terra. Ecco perché nei testi ci sono nomi e soprannomi (“Il Minatore di Frontale”, “L’Alain Delon de Lenn”, “Il Cimino”, “Il Costruttore di Motoscafi”) di persone esistite ed esistenti”, afferma Davide.
Il disco migliora dopo ogni ascolto e in questo romanzo fatto in musica Davide ci racconta dello “Sciamano” dell’ “Alain Delon de Lenn” sorta di playboy di Lenno, in “Pica” ci racconta la storia dei minatori nella cave martoriati dalla sifilide, ci racconta del “Cimino” sfortunato contrabbandiere locale, di costruttori di motoscafi, di “Furestee” in una sorta di Spoon River suonata dai Pogues, ricordando De Andrè, con un pizzico di blues”¦in salsa cajun”¦
Davide Van De Sfroos (voce, chitarre, dobro)
Jamie Scott Dolce (chitarra elettrica)
Mirco Maistro (fisarmonica)
Eros Cristiani (fisarmonica, pianoforte)
Angapiemage Galiano Persico (violino, mandolino)
Alessandro Gioia (percussioni)
Michele Papadia (organo hammond)
Marco Vignuzzi (dobro, Pedal steel guitar, Mandolino elettrico, 12 corde, autoharp)
Gianni Sabbioni (contrabbasso)
Andrea Taravelli (basso)
Silvio Centamore (cajon, batteria, cembalo)
Gianni Brunelli (batteria)
Giorgi Peggiani (armonica)
Alessandro Zajini (banjo)
Fabio Serra (chitarra elettrica)
P. Antonetto (violoncello, basso)
Lorenzo Vanini (piano, organo hammond)
Francesco D’Auria (percussioni)
Mima Lamonica (flauto traverso)
Manuela Cortinovis (voce soprano)
Tiziana Zoncada (cori)
Elena Spotti (arpa celitca)
Edoardo Perlasca (chitarra classica, elettrica)
Matteo Moretti (timpani)
Andrea Quaglia (contrabbasso, basso)