Medici senza scrupoli hanno ucciso per riempire le loro tasche con denaro inzuppato nel sangue delle loro vittime e nelle lacrime delle relative famiglie.
Polmoni rimossi dai pazienti senza alcuna ragione, diagnosi di tumore eseguite a persone sane con il solo scopo di operare, ragazzine alle quali è stato asportato il seno senza una necessità, malati terminali sottoposti ad interventi chirurgici assolutamente inutili, tendini di errato posizionamento impiantati nonostante i medici fossero a conoscenza dell’errore, famiglie distrutte da medici che intervenivano a sproposito sapendo di farlo.
No, non è la trama di un film horror americano di serie B, una di quelle pellicole splatter estive che popolano le notti afose di alcune emittenti televisive regionali. No, non è nemmeno il contenuto di una delle tante puntate di Rai Educational sulle atrocità del nazismo nei campi di concentramento.
Purtroppo, quanto sopra descritto, è l’atroce ed agghiacciante cronaca di quanto accaduto, sino a ieri, in una prestigiosa clinica italiana, la Santa Rita di Milano.
In questa struttura, per anni, alcuni medici (ovvero coloro che hanno studiato medicina per aiutare il prossimo e giurato il testo di Ippocrate al fine di non sottrarsi mai alla loro missione), guidati da uno spregiudicato direttore sanitario, hanno trasformato le persone in mezzi per far soldi, in ”cose” per produrre profitto. Senza porsi mai il minimo problema di coscienza, hanno mentito, rovinato ed ucciso decine di pazienti solo ed esclusivamente per arricchirsi, per riempire le loro tasche con denaro inzuppato nel sangue delle loro vittime e nelle lacrime delle relative famiglie.
Ora, però, la domanda è una sola: questi medici, che annunciavano tumori finti fregandosene delle angosce di chi avevano di fronte, che martoriavano dei poveri cristiani senza alcuna ragione sanitaria ma solo per sporco interesse, questi medici, dicevo, non sono al nostro pari degli uomini? Non sono anche loro degli esseri umani? Non hanno anche loro una famiglia, degli amici, dei sentimenti, delle aspirazioni, delle speranze? Anche loro, come noi, non hanno paura della malattia e della morte?
Diceva Primo Levi, autore del celebre romanzo di testimonianza ”Se questo è un uomo” sulle sue sofferenze patite nel campo nazista di Auschwitz : ”Per chi non ha provato questa esperienza sulla propria pelle non è possibile comprendere: ci si può fermare ad una più pacata intuizione, allo sdegno, alla commiserazione, ma il sapere è un’altra cosa, inesplicabile, puramente fisica”.
E ancora: ”I più fortunati riescono a migliorare le proprie condizioni, i più deboli cadono sempre più in basso: ma che giovamento traggono i primi dal sopravvivere sulle spalle dei secondi, che vita sorge dallo spettacolo quotidiano dell’annientamento dei propri simili?”.
Già, in che genere di vita hanno creduto questi medici della clinica Santa Rita di Milano?
Ma, soprattutto, ora che abbiamo scoperto questa terribile vicenda, ci domandiamo ancora come abbia potuto l’uomo, nazista o comunista che sia, a compiere efferati crimini contro l’umanità?
Non capisco ma, stavolta, non voglio nemmeno più capire.
Resta ancora una domanda: che fare ora di questi illustri dottori? Ma, anche in questo caso, non trovo facili risposte. Nell’attesa, quindi, sarebbe meglio metterli in carcere e lasciare che il tempo e l’azione persuasiva degli altri detenuti facciano il loro corso.