Vittorio Giardino, l’uomo senza noia

C’è qualcosa nel fumetto che altri media non riescono a trasmettermi con eguale efficacia. L’immagine ferma, come la fotografia rispetto al video, mi ha sempre affascinato: in quell’istante congelato nel tempo c’è più spazio per il fantasticare rispetto a strumenti che ci offrono molti più dettagli sul prima e sul dopo. Ho ripreso in mano l’opera di Vittorio Giardino, classe 1946, uno degli autori italiani che definiscono il nostro stile nel mondo insieme a mostri sacri come Milo Manara, Guido Crepax, Hugo Pratt, Magnus, Paolo Eleuteri Serpieri e tanti altri. Di lui mi conquista la semplicità del tratto nonostante la maniacale cura del dettaglio, la dolcezza delle matite, la profondità della narrazione… ma soprattutto la sua figura di artista inusuale. Spesso l’artista è una persona tormentata, in eterna lotta contro le proprie insoddisfazioni, alla continua ricerca di qualcosa. Lui no; è un uomo felice che nelle rare interviste che concede racconta una vita normale, completa, fatta di soddisfazioni, di silenzi, di passeggiate al parco per trovare la giusta ispirazione. Un uomo che non conosce la noia.

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