Genova. Quando il M5S parlava della “favoletta del ponte che sta per crollare” per bloccare la variante

GENOVA – Il crollo del ponte Morandi getta una pesante ombra anche sul Movimento 5 Stelle. Il ministro dei Traporti Danilo Toninelli il 1 agosto scorso aveva dichiarato di aver messo la Gronda tra “le opere da sospendere”. Questo perché i pentastellati liguri avevano sempre ritenuto sicuro il ponte Morandi, tanto da pubblicare dichiarazioni (prontamente cancellate dal web) come questa:

“Ci viene poi raccontata, a turno – si legge nel documento – la favoletta dell’imminente crollo del Ponte Morandi, come ha fatto per ultimo anche l’ex presidente della Provincia, il quale dimostra chiaramente di non avere letto la Relazione conclusiva del dibattito pubblico, presentata da Autostrade nel 2009. In tale relazione si legge infatti che il Ponte “…potrebbe star su altri cento anni” a fronte di “…una manutenzione ordinaria con costi standard” (queste considerazioni sono inoltre apparse anche più volte sul Bollettino degli Ingegneri di Genova)”.

Per primo Beppe Grillo si era schierato con i No Gronda: “Fermiamoli con l’esercito”, aveva dichiarato. Altri esponenti del movimento, come Sergio Battelli, sono stati oggetto di forte critica nella giornata di ieri sui social, proprio dai genovesi.

Il governo intenderà ancora, dopo la tragedia di ieri, includere anche la Gronda autostradale di Genova, nelle valutazioni sullo stop alle grandi opere?  “Per le maggiori opere figlie della legge obiettivo – aveva affermato il ministro Toninelli – l’intendimento del Governo è quello di sottoporle ad una attenta ‘analisi costi-benefici, intendimento sul quale c’è piena condivisione all’interno della maggioranza e che rappresenta, ancora una volta, l’esito razionale dell’accertato fallimento del passato, più che uno stravolgimento inatteso e imprevedibile dell’azione del Governo”.

“Sottoporre un progetto ad una revisione complessiva che contempli anche l’abbandono del progetto laddove sia dimostrato che il complesso dei costi è superiore a quello dei benefici, avviene già comunemente per tutte le opere pubbliche ed è assolutamente doveroso, oltre che razionale, quando si tratta di opere di grande portata, per realizzare le quali occorrono decenni”.

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