Poster del film "Il cecchino"
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Il cecchino

TITOLO ORIGINALE: Le Guetteur
ANNO: 2012
GENERE: Azione, Crime
REGISTA: Michele Placido
ATTORI: Violante Placido, Daniel Auteuil, Mathieu Kassovitz, Arly Jover, Olivier Gourmet, Luca Argentero, Alex Martin, Fanny Ardant, Michele Placido, Hocine Choutri, Nicolas Briançon, Francis Renaud, Pascal Bongard, Géraldine Martineau, Flavien Tassart

TRAMA:
Il commissario Mattei sta per arrestare una nota banda di rapinatori quando, nel corso di un ennesimo colpo ad una banca di Parigi, un cecchino appostato sul tetto di un palazzo prospiciente uccide un gran numero di poliziotti accorsi sul posto, permettendo ai malviventi di fuggire. Ma uno di loro è gravemente ferito e il piano di fuga risulta così compromesso. Mattei organizza allora una gigantesca caccia all’uomo.

DESCRIZIONE:
Una banda di rapinatori sta per mettere a segno l’ennesimo colpo, ma il commissario Mattei (Daniel Auteuil) e la sua squadra li aspettano al varco, dopo averli pedinati per settimane. Peccato che a vigilare sui banditi ci sia un cecchino, Krasinski (Matthieu Kassovitz), appostato da qualche parte sui tetti di Parigi. Sotto una pioggia di proiettili la banda se la fila, nonostante uno dei 4, Nico (Luca Argentero, in versione baffuta), si becchi un proiettile nella pancia. Mattei scatena allora una caccia all’uomo e, complice una soffiata, l’unico a finire in manette è proprio Krasinski. Chi è che ha tradito e si è fregato il bottino? Nel frattempo iniziano pure a sparire delle ragazze. E viene fuori che Mattei, per indagare sulla faccenda, ha un movente personale.
Polar con cast D.O.C. che Michele Placido, regista e interprete in un cameo, si è guadagnato con il buon successo di Vallanzasca in Francia. Il cecchino paga soprattutto qualche pasticcio di troppo in fase di montaggio: per sbrigare la storia senza lungaggini si esagera con i sottintesi e ogni tanto gira un po’ la testa. Molta camera a mano, appiccicata ai corpi, senza che i corpi dicano granché, e una sensazione non trascurabile di impaccio a usare i luoghi comuni di un genere che in Francia è maneggiato con frequenza e fortune paragonabili alla nostra farsa di costume. Manca, e probabilmente era inevitabile, anche il rapporto senza filtri con la città, tetti e vicoli, che specie nella prima rapina invece di entrare armonicamente nel quadro quasi sembrano una quinta di cartone.
Non un brutto film, anzi, ma nemmeno un trionfo: battesse bandiera italiana lo saluteremmo contenti, ma da Marchal in giù, oltralpe c’è tutta una scuola di cui tener conto.

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