A proposito di ”Casta”

Il futuro, in assenza di giovani coinvolti seriamente nella politica, non sarà futuro. Ma questo, forse, ce lo hanno già detto tante volte al momento del voto.

“La Casta – Così i politici italiani sono diventati intoccabili” è un libro-inchiesta, uscito nella primavera del 2007 e scritto a quattro mani da Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, giornalisti del Corriere della Sera.

Il volume, come molti sapranno, elenca e commenta gli sprechi ed i privilegi ingiustificati della politica italiana: partendo da inchieste, reportages ma anche da documenti ufficiali, Stella e Rizzo tracciano con dovizia di particolari un quadro deprimente ed irritante su quella che viene definita “la caricatura obesa e ingorda della politica”.

Un libro che, oltre a scatenare la solita bagarre tipica del nostro Paese (cioè se ne parla fino alla nausea per un paio di settimane, poi più nulla), ha venduto oltre un milione di copie, a testimonianza di quanto il popolo italiano, tra una convention e l’altra, un Grillo parlante e delle improbabili Primarie, non ne possa davvero più di tutto ciò che, anche lontanamente e per errore, possa definirsi politica.

Difficile, se non altro, dare torto a tutti coloro che, ormai in tanti, cominciano ad averne piene le tasche di politici inconcludenti, incompetenti e dalla gestione pubblica palesemente malridotta, da giochetti di cortile (e di stipendio) esibiti su definizioni amletiche come destra e sinistra radicali o moderate, riformismo ambientalista, centrismo, “liberaldemocrazia che guarda a sinistra” (la definizione di Lamberto Dini del suo nuovo movimento politico!) e pretesti ideologici vari.

Alla politica, in definitiva, gli Italiani possono perdonare tanti limiti e difetti, lo hanno sempre fatto nei decenni scorsi. Ma il perdono, se di esso si può parlare, passa necessariamente per una valutazione obiettiva dei fatti. Mi spiego meglio: se un politico ci costa parecchio (sia in ordine economico che di invidia personale…) ma il suo lavoro quotidiano è tangibile da tutti e determina una reale crescita della nostra qualità della vita, allora l’Italiano chiuderà un occhio (se non entrambi) su indennizzi faraonici ed auto blu.

Ma, come sta avvenendo da troppi anni in questa sciagurata seconda repubblica nata da Tangentopoli (sic!), nonostante i corposi trattamenti economici e ai privilegi da aristocrazia francese, il politico è anche una patacca, e quindi il gioco non vale più nessun tipo di candela.

Hai voglia, poi, ad invocare il senso dello Stato o la lotta comune alla deriva populista. Come tieni ferma una nazione, esausta dalle sempre maggiori tasse e dalle continue crisi economiche ed occupazionali, se la politica si presenta con il volto dell’avanspettacolo? Come si possono giustificare le prese in giro del ministro Padoa-Schioppa ai trentenni? O i provvedimenti di polizia fiscale del viceministro Visco? O i boffonchi assurdi di Romano Prodi a qualsiasi domanda di rinnovamento? O un centrodestra che, anziché organizzarsi per le prossime imminenti elezioni politiche, ne inventa ogni giorno una nuova per far vincere (e sarebbe davvero la fine) il redivivo Walter Veltroni con il suo Partito Democratico alias L’Unione alias L’Ulivo alias il solito centrosinistra di Prodi?

Quindi, per chi non l’avesse capito, non urge solo un ridimensionamento dei costi della politica italiana. No, non basterebbe.
Occorre, semmai, una nuova classe dirigente. Gente nuova, fresca, preparata.
Avete presente i trentenni, i quarantenni ed i cinquantenni? Avete presente persone capaci e politicamente preparate (non il solito industrialotto semianalfabeta che compra il seggio alla Camera o l’anacronistico funzionario di partito che vive da sempre tra il sindacato ed un ente pubblico), persone che sanno cos’è internet ma non ne sono schiavi, che viaggiano ma non amano fare turismo, che lavorano mediamente 10 ore al giorno, che quando dicono un “s씝 significa sì e quando dicono un “no” significa no?

Persone normali, insomma. Persone che hanno vissuto la politica, fino ad oggi, con passione e sacrificio, spendendo soldi e mai guadagnandone (che non è giusto perché la politica non deve essere fatta solo da chi ha i soldi o un apparato partitico-sindacale alle spalle), di persone leali e vere che continuano a credere nell’Italia nonostante gli attuali dirigenti politici.

Ecco, ora sì. Non parlerei più di “casta della politica” additando gli stipendi d’oro. Parlerei, invece, di “casta della politica” ogni qualvolta persiste una classe politica che, in barba alla bella vita che può condurre, impiega il suo tempo a fare niente o, peggio ancora, a umiliare il nostro Paese in una cronica gara di furberie, incompetenze e desolanti vuoti di buon governo.

Il futuro, in assenza di giovani coinvolti seriamente nella politica, non sarà futuro.
Ma questo, forse, ce lo hanno già detto tante volte al momento del voto.

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