Una strana forma di regime

Professione: martire

Ci risiamo. Dovevamo aspettarcelo, a dire il vero, ma l’indignazione prevale. La genetica di questa sinistra è sempre quella, l’importante non sono i voti o i programmi politici, l’importante è governare anche se non si è il partito governante. Come? Semplice: la vecchia storia delle poltrone e degli uomini giusti al posto giusto, che potranno sostenere in qualsiasi occasione la nobile causa, incensate figure di uomini di kultura, magnati del sapere e portatori del verbo che agiranno sempre nei loro interessi, che poi sono quelli del partito, anche se a quest’ultimo non toccherà governare.
La memoria allora torna al governo precedente, erano anni quelli (lo ricordiamo a tutti coloro che non subirono violenze squadriste, che potevano parlare liberamente ed esprimere liberamente il loro pensiero, a tutti coloro ai quali fu possibile devastare anche una città e scendere in piazza ogni volta che qualcosa non andava come volevano) nei quali regnava un regime liberticida e anti democratico, anni in cui l’Italia visse buio decadimento morale ed economico, sociale e culturale”¦.poi, beh, poi arrivò il professore a vincere (perdere?) le elezioni, e passati neanche sessanta giorni il ciclista dei colli Bolognesi poteva già sostenere che “si sente già aria di ripresa , nel paese le cose stanno già migliorando””¦ Magia? Beh, signori, a questo punto una capacità cosi efficace di cambiare la realtà a proprio piacimento non so proprio come chiamarla.
Permettetemi di circoscrivere questa piccola analisi ad un particolare settore, l’informazione, e la cultura ovviamente, perché (purtroppo) l’una è creatrice dell’altra.
Ricordate gli editti bulgari del precedente regime? Vi ricordate di Enzo Biagi? Rammentate la levata di scudi quando Biagi fu martirizzato come vittima del potere oscuro e di ardite trame settecentesche atte ad impedire all’Italia un’informazione libera e privata di uno dei suoi più illustri esponenti?
Sia chiaro, portiamo rispetto, sia per l’età che per tutto il resto, al signor Biagi, ma a questa pantomima da martire non vogliamo assistere.
Senza grande rispetto per gli anziani e i coetanei del signor Biagi, costretti a viver con una pensione ignobile, è di questi giorni la notizia del reintegro in Rai dell’illustre giornalista con un contratto che, euro più euro meno, dovrebbe portare nelle sue tasche qualcosa come un milione di euro in due anni! Alla faccia della terza età”¦
Giustizia, dunque, è fatta. Per anni i soloni della sinistra ci hanno ripetuto che Enzo Biagi fu vittima di un’epurazione mirata ad elimare lui ed il suo programma dal palinsesto, ovviamente a sostegno dell’esistenza di un dispotico regime di censura, ma ora come si può commettere l’errore di tacere nuovamente, come non ricordare che il programma di Enzo Biagi (Il Fatto) era un vero e proprio salasso per i conti della Rai? Sì, perché, nonostante i dati Auditel non proprio confortanti, quel programma della durata di sei minuti, per i quali il giornalista percepiva due miliardi l’anno, fu sempre trasmesso in barba ai bilanci non proprio rosei della televisione di stato; ma, soprattutto, Biagi godeva di un personale salotto in prima serata ad uso e consumo, di una redazione dedicata in toto a lui e al suo programma, il quale finì, lo sottolineiamo, al termine del contratto, e non con irruzioni armate, mentre il signor Biagi si allontanava con un buonuscita di un miliardo e mezzo”¦ Bene. Ed ora vogliamo chiamarlo martire? Vogliamo allora ricordare che nei soliti anni bui, tempestosi”¦.etc, egli ebbe forse una vetrina ancor più importante come la prima pagina del maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera, dove, con il solito tono calmo ed elegante, dispensava giudizi ad personam? Mi spiace ma non riesco nemmeno oggi a rattristarmi per un’ottantenne che si considera “un povero vecchio cronista” con l’ufficio in Galleria del Corso che ha scritto QUATTRO libri per raccontare il pianto ormai snervante della berlusconiana censura (Quello che non si doveva dire, Era ieri, L’Italia domanda, La nuova storia d’Italia a fumetti. Dall’Impero romano ai giorni nostri) editi in maggioranza dalla casa editrice Rizzoli che gli assicura una tiratura di oltre un milione di copie l’anno, compensi esclusi”¦
Strana forma di censura quella contro Biagi: quello che non si doveva dire si poteva benissimo scrivere, più di un centinaio i libri scritti in questi anni su Berlusconi con i toni più disparati, dall’invettiva alla satira, dall’elogio alla semplice cronaca, e così via.
Qui non si tratta di difendere il Cavaliere, anche perché a difendersi ci ha sempre pensato lui, ma si impone quantomeno una linea di decenza, politica e storica, perché con la nobile arte denigratoria dell’insulto, con il piagnisteo vittimista di chi ha mangiato sempre al caldo e l’ottusità monodirezionale degna di un’animale da soma, in Italia si fa cultura ed informazione e si manipola l’opinione pubblica.
E ci sarebbe ancora da parlare dei vari Bocca, Scalfari, Fazio e Santoro, anche se di quest’ultimo, vista la tristezza del suo programma, forse è meglio non preoccuparsene più di tanto. Del resto, in Italia abbiamo già Pansa che, con i suoi libri, è ormai diventato il male assoluto da combattere e debellare. Almeno a sinistra.

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