Economia e Diritto

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Gruppo Hera si rafforza nel settore ambientale acquisendo TRS Ecology

Il Gruppo Hera, azienda leader nel settore ambientale, ha recentemente consolidato la sua posizione attraverso l’acquisizione del 70% di TRS Ecology, una società di Piacenza specializzata nel trattamento dei rifiuti industriali. Questa mossa strategica è prevista apportare un incremento significativo al margine operativo lordo consolidato del Gruppo Hera, stimato intorno ai 6 milioni di euro.

Con questa acquisizione, il Gruppo Hera non solo rafforza la sua presenza nel settore ambientale italiano, ma espande anche le proprie operazioni nel Nord-Ovest del Paese. L’operazione, effettuata dalla controllata Herambiente Servizi Industriali, comprende una piattaforma polifunzionale per il trattamento di rifiuti speciali situata a Caorso (PC), che permetterà ad Herambiente di gestire oltre 64 mila tonnellate aggiuntive di rifiuti industriali all’anno.

TRS Ecology, con più di 70 dipendenti e circa 2.700 clienti, rappresenta un’importante aggiunta alla rete di Herambiente, che già opera in diverse province italiane. L’attuale proprietà di TRS, guidata da Claudio Dodici, manterrà un ruolo operativo significativo all’interno della nuova struttura aziendale.

Andrea Ramonda, Amministratore Delegato di Herambiente, ha espresso grande entusiasmo per questa partnership: “Questa nuova importante partnership ci consentirà di essere ancora più efficienti nella gestione dei nostri clienti industriali e di rafforzare la leadership nazionale nel settore, in termini di quantità di rifiuti gestiti e clienti serviti. La dotazione impiantistica di TRS Ecology va ad integrare la dotazione impiantistica del Gruppo Herambiente dedicata alla valorizzazione dei rifiuti industriali consentendoci un ampliamento del perimetro di azione e a regime di sviluppare importanti sinergie tecniche e commerciali con le altre soluzioni impiantistiche e società del Gruppo”.

Claudio Dodici di TRS ha commentato: “Dopo quasi quarant’anni di storia, con quest’operazione la nostra società avrà un’opportunità unica di crescita e l’occasione per migliorare ulteriormente la qualità dei servizi per i suoi clienti, creando valore per tutti gli stakeholder. La nostra priorità assoluta è sempre stata legata a un autentico e continuo impegno concreto per la salvaguardia dell’ambiente: abbiamo sempre investito e creduto nella circolarità come principio di sostenibilità. Per questo è per noi fondamentale sapere che il Gruppo Hera condivide gli stessi valori e la stessa attenzione a queste tematiche”.

La piattaforma di Caorso, autorizzata a gestire oltre 150 mila tonnellate annue di rifiuti, si avvale di diverse linee di processo per il trattamento e il recupero dei rifiuti solidi e liquidi. Inoltre, la struttura è attrezzata per operazioni di stoccaggio finalizzate alla gestione di rifiuti da bonifiche ambientali. Con l’investimento previsto da Herambiente, l’efficienza e la capacità della piattaforma aumenteranno, allineandosi agli obiettivi di economia circolare della multiutility.

In conclusione, l’acquisizione di TRS Ecology rappresenta un passo significativo nel piano di sviluppo di Herambiente, che mira a offrire soluzioni efficienti e sostenibili ai propri clienti, incrementando la capillarità delle soluzioni di prossimità e migliorando i servizi alle imprese. Questa operazione segue altre importanti acquisizioni effettuate dal Gruppo Hera negli anni scorsi, dimostrando il suo impegno costante verso l’innovazione e la sostenibilità ambientale.

Terrepadane vince il ricorso al TAR. Annullati tutti i provvedimenti romani

Il Tar di Parma ha emesso una sentenza favorevole a Terrepadane nel suo ricorso contro il ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit). La decisione del tribunale annulla tutte le misure precedentemente imposte dal Mimit, compreso il commissariamento di Terrepadane, un consorzio agrario che comprende Piacenza, Milano, Lodi e Pavia. Il tribunale ha evidenziato un “eccesso” e uno “sviamento” di potere da parte del Mimit, presieduto dal ministro Adolfo Urso di Fratelli d’Italia.

Il Tar ha rilevato che l’esercizio del potere di vigilanza del Mimit sul voto delle elezioni del consorzio del 2021 non era in linea con i principi della mutualità cooperativa e ha contestato il Mimit anche per la seconda ispezione effettuata nel 2022. Inoltre, il tribunale ha criticato il Mimit per non aver considerato le dimissioni del Consiglio di amministrazione di Terrepadane e le successive elezioni, procedendo comunque al commissariamento.

La sentenza sembra anche “rimproverare” il Ministero per aver ignorato il parere del Comitato Centrale per le Cooperative proprio in merito al commissariamento. Marco Crotti, presidente di Terrepadane, ha espresso fiducia nella giustizia e soddisfazione per la sentenza, che è stata accolta con grande entusiasmo durante la cena di fine anno del consorzio.

Autunno nero per energia, materie prime e inflazione. Il PUN energia aumentato del 900 per cento

Milano, 20 luglio 2022 – La lettura del quadro economico attuale non può prescindere da una attenta analisi settoriale, considerato come gli andamenti e le prospettive risentano oggi più che mai di differenti fattori esogeni. Fino a marzo 2022 le imprese industriali lombarde non hanno incorporato significativi impatti dall’instabilità geopolitica innescata dalla guerra in Ucraina. Secondo i dati del Centro Studi di Assolombarda pubblicati su Genio&Impresa, nel primo trimestre 2022 la produzione manifatturiera è cresciuta, infatti, di un robusto +10,7% rispetto a un anno prima e, sebbene in rallentamento se confrontato con lo slancio dei trimestri precedenti, rileva incrementi diffusi in tutti i settori.

“I dati del ‘booklet economia’ realizzato dal nostro Centro Studi dimostrano che le aziende reagiscono positivamente alla difficile congiuntura – ha dichiarato il Presidente di Assolombarda, Alessandro Spada -. Nonostante ciò, siamo consapevoli dei rischi all’orizzonte: temiamo, in particolare, che a settembre la situazione possa peggiorare. Se da un lato, registriamo una diminuzione dei prezzi legati alle materie prime, dall’altro sui costi dell’energia non prevediamo una discesa a breve, con l’aggravante che dall’autunno il consumo di gas sarà sicuramente superiore. Ecco perché chiediamo, con urgenza, un tetto al prezzo del gas. Quello dell’energia è un tema di sicurezza nazionale, che mette in pericolo la produzione delle nostre imprese. L’emergenza che stiamo vivendo deve insegnarci che dobbiamo diventare indipendenti dal punto di vista energetico, investendo su più fonti di energia, compreso il nucleare, l’idrogeno, le rinnovabili. Occorre, inoltre, velocizzare le licenze per gli impianti e incentivare, attraverso sgravi fiscali, le comunità energetiche. Solo così saremo in grado di sostenere le nostre imprese e registrare, nei prossimi mesi, dati più incoraggianti legati allo scenario economico e alla fiducia dei nostri imprenditori”.

Secondo le ultime indicazioni dalle inchieste presso le imprese manifatturiere, tra aprile e giugno, invece, gli impatti di guerra e shock energetico si dispiegano con maggiore forza. Nel Nord Ovest e in Lombardia sono colpite prioritariamente le aspettative di domanda e produzione, che nel complesso si ridimensionano sensibilmente, ma anche gli ordini in portafoglio. In particolare, la domanda scende sui minimi dell’ultimo anno, anche se rimane storicamente elevata: escludendo gli ultimi dodici mesi, i livelli degli ordini a giugno 2022 sono sui massimi da metà 2007.

Per il manifatturiero lombardo e italiano un primo fattore critico continuano ad essere le materie prime e i semilavorati perché i prezzi rimangono diffusamente elevati nonostante i recenti ribassi(riflesso anche di una domanda internazionale in rallentamento) e, soprattutto, perché i beni energetici sono di nuovo in impennata. Negli ultimi giorni il crollo delle forniture dalla Russia ha, infatti, riacceso le tensioni sul mercato del gas e ora in Europa viene scambiato intorno ai 175 €/MWh (il 14/07/2022),non troppo distante dai picchi di inizio marzo intorno a 220 €/MWh, una impennata eccezionale dai 11,2 €/MWh in media a gennaio 2020. Questa nuova fiammata si riflette sul Prezzo Unico Nazionale dell’energia elettrica che in Italia risale a 439 €/MWh (il 15/7/2022), un livello 9 volte maggiore rispetto a inizio 2020.

Il petrolio Brent mostra invece contenuti segnali di cedimento dopo una crescita praticamente incessante da metà 2020, ma la volatilità rimane estremamente elevata (il barile è a 99$ il 14/7/2022, +56% rispetto a gennaio 2020). Altre materie prime stanno invece ritracciando, riportandosi sui livelli pre-conflitto (gennaio-febbraio 2022): è l’esempio di nichel, zinco, ferro, olio di semi di girasole, olio di soia. Per altre, poi, questa tendenza ribassista è ancora più pronunciata: l’alluminio è scambiato sui minimi da dicembre 2021, l’urea per i fertilizzanti da ottobre 2021, il rame da febbraio 2021, l’acciaio da gennaio 2021. In ogni caso, i livelli permangono per tutte decisamente più elevati rispetto a quelli antecedenti la pandemia: +277% urea, +95% olio di soia, +82% olio di semi di girasole, +67% nichel, +57% acciaio, +46% alluminio, +40% zinco, +32% rame, +18% ferro.

Un caso a parte sono i cereali: le quotazioni del mais continuano a salire attestandosi a +100% rispetto al pre Covid, mentre il frumento, sebbene tra giugno e la prima parte di luglio sia tornato a scendere, resta sopra i livelli pre conflitto e soprattutto registra un +56% rispetto al pre Covid.

Parte di questi aumenti per le imprese lombarde e italiane è anche legata al pesante apprezzamento del dollaro nei confronti dell’euro, considerato che la maggior parte delle commodities è contrattata in valuta statunitense e che il tasso di cambio ora ha raggiunto la parità (il 14/7/2022, minimo da fine 2002). Per contro, va pur sempre rilevato che un euro così debole è vantaggioso per le imprese che esportano verso gli Stati Uniti.

Infine, proseguono le frizioni, anche logistiche, delle catene di approvvigionamento. Tra aprile e giugno il 27% delle imprese manifatturiere nel Nord Ovest segnala ostacoli alle esportazioni legate a ‘prezzi e costi’ (più del doppio dei casi rispetto a prima della pandemia) e il 17% all’allungamento nei tempi di consegna (più di cinque volte). I costi dei noli, anche se inferiori ai picchi di metà marzo nel caso dei container e di maggio nel caso delle portarinfuse secche, sono ben maggiori rispetto a inizio 2020: a +312% e +213% rispettivamente.

Tutti questi fattori gettano profonda incertezza sull’evoluzione del quadro del settore nell’autunno e nell’inverno prossimi.

Passiamo ai servizi. Nel Nord Ovest e in Lombardia il clima di fiducia cresce in modo sensibile anche a giugno grazie all’allentamento delle misure di contrasto alla pandemia ed è spinto al rialzo da una domanda che sale sui massimi da novembre 2021 e da attese per i mesi estivi in forte accelerazione. Il monitoraggio giornaliero di Google sugli spostamenti delle persone per shopping e retail suggerisce però un punto di attenzione in controtendenza: da metà giugno fino alla prima settimana di luglio, la mobilità in Lombardia è ridiscesa a -13% rispetto a inizio 2020, penalizzata da circa il -20% rilevato a Milano. Certamente influisce il periodo estivo, ma è comunque indicativo del fatto che per alcuni comparti non si è ancora tornati in linea con l’attività normale e, verosimilmente, anche che i nuovi picchi di contagi Covid cui stiamo assistendo in queste settimane incidono in negativo.

In conclusione, in questo quadro di rischi e incertezze le prospettive di crescita nei prossimi mesi appaiono condizionate anche dal rilevante deterioramento della fiducia di famiglie e consumatori, in giugno sui minimi da inizio 2021. Nel Nord Ovest italiano il peggioramento è diffuso a tutte le variabili dell’indicatore, con il clima economico e quello corrente che registrano le diminuzioni più marcate. Sulla fiducia delle famiglie pesa la forte ascesa dell’inflazione, che a giugno sale al +8% su base annua in Italia (indice Nic). Le tensioni inflattive sono ancora più forti a Milano, dove si registra un +9% a giugno, incremento che rimane straordinariamente elevato anche se depurato della componente alimentare ed energetica (+5% l’inflazione core).

Equo compenso per editori. Come verrà calcolato

Luce verde per l’equo compenso dopo che l’Italia ha recepito la nuova direttiva europea sul copyright. Gli editori dei giornali e dei siti web, appena sarà adottato il regolamento AgCom, beneficeranno di maggiore tutela per quanto riguarda i contenuti che pubblicano ogni giorno e dovranno essere equamente ricompensanti per articoli, foto, fotogallery, video, podcast che vengono diffusi attraverso i social media e le altre piattaforme digitali.

AgCom, nel ruolo di arbitro della comunicazione, si è presa 60 giorni di tempo per adottare un regolamento nel quale sarà definita l’entità dell’equo compenso in base a:

– numero di consultazioni online dell’articolo,

– anni di attività e della rilevanza sul mercato degli editori,

– numero di giornalisti impiegati,

– costi sostenuti per investimenti tecnologici e infrastrutturali,

– benefici economici che gli editori e i giganti di Internet ottengono in visibilità e ricavi pubblicitari.

 

Economia circolare. TRS e Remondis insieme ad Ecomondo per la Green Economy

Quando si parla di Green Economy e di circolarità delle risorse non si può non pensare ad Ecomondo, l’evento di riferimento in Europa per la transizione ecologica e i nuovi modelli di economia circolare e rigenerativa, che si sta svolgendo a Rimini in questi giorni.
Mentre in sede europea si delineano le strategie per assicurare un futuro migliore alle prossime generazioni (ricordiamo il Green Deal, la proposta “Fit for 55” e l’obiettivo “Zero-Net”), mentre il governo sta per varare il PNRR (il Piano nazionale di ripesa e resilienza) grazie al quale verranno stanziate ingenti risorse per dare una spinta concreta alla transizione ecologica, ad Ecomondo gli operatori del settore si stanno confrontando su temi come il recupero della materia, le fonti di energia rinnovabili e lo sviluppo sostenibile. Anche TRS Ecologia, la nota azienda piacentina leader nel settore dell’economia circolare che da oltre 30 anni opera su tutto il territorio nazionale, partecipa alla piattaforma internazionale per contribuire al dibattito, per conoscere i nuovi trend e le nuove tecnologie e per avere un riscontro dei migliori professionisti che lavorano nel settore, e per la prima volta si presenta insieme al Gruppo Remondis, una delle più grandi multinazionali al mondo che si occupano di recupero delle materie prime dai rifiuti, di sviluppo di prodotti riciclati innovativi, di combustibili alternativi e di trattamento delle acque reflue, con oltre 30.000 dipendenti, 900 sedi commerciali in 4 continenti e un’attività che coinvolge 30 milioni di persone e molte migliaia di aziende. TRS Ecologia e il Gruppo Remondis sono partner da più di 10 anni e hanno consolidato nel tempo questa preziosa collaborazione per gli alti livelli di qualità nella gestione dei rifiuti industriali, in cui responsabilità ambientali, economiche e sociali si intrecciano reciprocamente attraverso l’obbiettivo comune di una nuova concezione del rifiuto inteso come risorsa da indirizzare al riciclo e al recupero, per una vera economia circolare nella quale nulla viene più sprecato e tutto trova un suo riutilizzo.
Ecomondo rappresenta per TRS Ecologia l’occasione per portare, insieme alle proprie competenze industriali, un altro tipo di esperienza: da anni l’azienda piacentina investe su un’intensa attività di educazione ambientale anche attraverso la onlus Terra Bambina e in collaborazione con le scuole del territorio, formando e informando le nuove generazioni sull’importanza di puntare su modelli sostenibili di produzione e di consumo. Per ottenere una gestione più efficiente delle risorse naturali, oltre alla riduzione della produzione di rifiuti e alla riduzione drastica dello spreco pro capite globale di rifiuti alimentari, bisogna uscire dalla logica del “Non nel mio cortile” e migliorare i processi di partecipazione.

Diritto d’autore, cosa cambia? L’Italia recepisce la direttiva UE sul copyright

“L’Italia recepisce la direttiva copyright e rafforza la tutela degli autori e degli artisti con norme chiare e meccanismi trasparenti e adeguati all’era digitale”. Così il ministro della Cultura Dario Franceschini commenta il decreto legislativo approvato dal Cdm per recepire la Direttiva europea sul diritto d’autore e sui diritti connessi nel mercato unico digitale. “Il provvedimento – che era stato emanato dal Governo lo scorso agosto a seguito di una ampia consultazione pubblica con le diverse realtà del settore – viene oggi approvato in via definitiva tenendo conto di alcune delle osservazioni espresse dalle commissioni parlamentari competenti di Camera e Senato che ringrazio per l’importante lavoro svolto. L’obiettivo di fondo – spiega Franceschini – è quello di adattare la legge sul diritto d’autore all’ambiente digitale contemporaneo così da garantire maggiori tutele ai titolari dei diritti e, allo stesso tempo, nuove opportunità per l’industria creativa. Gli autori sono al centro di questo intervento – conclude il Ministro – senza il gesto creativo non ci sono contenuti: il valore autoriale, così come quello degli artisti interpreti ed esecutori, deve essere difeso, anche attraverso una maggior trasparenza dell’utilizzo delle opere da parte delle piattaforme digitali”. Il testo è il frutto di un intenso lavoro con il Dipartimento per l’editoria e le altre amministrazioni coinvolte, nonché di un costante dialogo con le associazioni e le rappresentanze di categoria del settore. Gli obiettivi principali dell’intervento normativo possono essere così sintetizzati: 1. maggiore tutela negoziale dei titolari dei diritti. È infatti introdotta la responsabilità in capo ai prestatori di servizi di condivisione di contenuti online in relazione ai contenuti caricati dai loro utenti, al fine di assicurare il rispetto del diritto d’autore e dei diritti connessi e la conseguente remunerazione dei titolari dei diritti per lo sfruttamento online delle loro opere da parte delle piattaforme anche per i contenuti caricati dagli utenti. Per il medesimo fine è introdotto un nuovo diritto connesso riconosciuto agli editori di giornali in relazione all’uso delle opere giornalistiche diffuse dai prestatori di servizi online. Inoltre, si interviene a regolamentare alcuni aspetti dei rapporti che intercorrono tra i titolari dei diritti e i loro produttori ed editori, tradizionalmente rimessi alla libera contrattazione delle parti. Ciò in considerazione dello squilibrio di forza contrattuale che intercorre tra le stesse. Più precisamente, è introdotto a favore degli autori e degli artisti interpreti o esecutori, tradizionalmente ritenuti più deboli, il principio della remunerazione adeguata e proporzionata al valore potenziale o effettivo dei diritti concessi in licenza o trasferiti. Rispondono al medesimo fine di tutelare la parte debole le misure introdotte in materia di obblighi di trasparenza, di adeguamento contrattuale e di risoluzione del contratto di licenza esclusiva in caso di mancato sfruttamento dell’opera. 2) maggiore possibilità di utilizzare il materiale protetto dal diritto d’autore: le eccezioni che consentono tali utilizzi sono state aggiornate e adattate ai cambiamenti tecnologici per consentire gli utilizzi online e transfrontalieri. Attualmente esistono eccezioni al diritto d’autore per i settori dell’istruzione, della ricerca e della conservazione del patrimonio culturale, ma gli utilizzi digitali non sono previsti dalle norme in vigore, che risalgono al 2001; 3) introduzione di una specifica disciplina per lo sfruttamento delle opere fuori commercio. Tale disciplina risponde all’esigenza di favorire un maggiore accesso transfrontaliero e online ai cittadini europei;

Ecco in sintesi le principali modifiche adottate a seguito del recepimento delle osservazioni delle Commissioni parlamentari: VALORIZZAZIONE DEGLI ORGANISMI DI INTERMEDIAZIONE. È stato valorizzato il ruolo degli organismi di gestione collettiva e delle entità di gestione indipendente nelle attività di negoziazione e rinegoziazione relative agli utilizzi delle opere dei propri iscritti. SFRUTTAMENTO DELLE OPERE MUSICALI IN STREAMING. È stato chiarito che gli artisti interpreti e esecutori di fonogrammi, in caso di cessione del diritto a un produttore, hanno il diritto di ottenere la corrispondente equa remunerazione, adeguata e proporzionata, secondo apposite clausole contrattuali. Si vogliono in tal modo assicurare compensi adeguati agli artisti del settore musicale, garantendo che le entrate generate dallo sfruttamento delle opere musicali in streaming non siano distribuite in modo sproporzionato. AMMISSIBILITÀ DELLA REMUNERAZIONE FORFETTARIA. È stato previsto che in alcuni limitati casi la remunerazione di autori e artisti, anziché commisurata ai ricavi che derivano dallo sfruttamento delle loro opere, può essere realizzata in modo forfettario. RAFFORZAMENTO DEL MECCANISMO DI NEGOZIAZIONE ASSISTITA. È stato rafforzato il meccanismo di negoziazione assistita previsto nei casi in cui le parti incontrino difficoltà nel raggiungere un accordo per la concessione di una licenza per lo sfruttamento di opere audiovisive su servizi di video on demand. Si prevede infatti che ciascuna delle parti può chiedere l’assistenza dell’AGCOM, che fornisce indicazioni sulle opportune soluzioni negoziali, anche con riferimento alla determinazione del compenso dovuto. OBBLIGO DI TRASPARENZA. È stato previsto che l’obbligo di informazione dei soggetti ai quali sono stati concessi in licenza o trasferiti i diritti possa essere assolto, oltre che in via diretta nei confronti dei titolari dei diritti, nei confronti delle imprese di intermediazione. A tutela degli interessi dei soggetti obbligati, è stato disposto che le informazioni vadano fornite con cadenza almeno semestrale (anziché trimestrale) e sono state introdotte maggiori garanzie ai fini della riservatezza delle informazioni fornite. LICENZE COLLETTIVE CON EFFETTO ESTESO. Al fine di garantire piena tutela dei diritti di soggetti apolidi o non identificati, è stata prevista la legittimazione degli organismi di gestione collettiva a gestire i loro diritti, nel rispetto di diversi limiti e garanzie. RUOLO AGCOM NELLA DEFINIZIONE DELLE REMUNERAZIONI. È stato previsto che, in difetto di accordo tra le parti, l’entità della remunerazione dovuta è definita dall’AGCOM (anziché dal collegio arbitrale previsto dal decreto legislativo luogotenenziale n. 440 del 1945). AMPLIAMENTO DELLE CATEGORIE TITOLARI DI DIRITTI. È stato dato riconoscimento anche alle figure dei direttori del doppiaggio, dei doppiatori, degli adattatori dei dialoghi e dei traduttori. ESTRAZIONE DI TESTO E DATI PER SCOPI DI RICERCA SCIENTIFICA È stato chiarito l’ambito di applicazione dell’eccezione relativa all’estrazione di testo e di dati per scopi di ricerca scientifica, prevedendo che gli organismi di ricerca possono liberamente divulgare solo gli esiti delle ricerche, non anche il materiale utilizzato nel corso delle stesse. RISOLUZIONE DEL CONTRATTO E REVOCA DELL’ESCLUSIVA IN CASO DI MANCATO SFRUTTAMENTO DELL’OPERA. Al fine di garantire maggior flessibilità, è stato ampliato il termine temporale entro cui deve avvenire lo sfruttamento delle opere in mancanza del quale l’autore/artista ha il diritto di agire per la risoluzione del contratto di licenza o di revocarne l’esclusiva. RELAZIONE AGCOM. È stato disposto che l’AGCOM, trascorsi due anni dall’entrata in vigore delle nuove disposizioni, trasmette alle Camere una relazione in merito all’applicazione di propria competenza della disciplina introdotta.

Con Facebook Shops nasce il social commerce. Blacklemon presenta il nuovo servizio di Zuckerberg

Un unico luogo in cui promuovere la tua attività, mostrare i tuoi prodotti e venderli al cliente finale che in modo semplice e immediato potrà acquistare, interagire chiedendo informazioni, consultare recensioni e verificare lo stato degli ordini. È il nuovo mondo di Facebook Shops e Instagram Shops che in questi giorni sta presentando Blacklemon, agenzia di comunicazione leader nel settore del digital marketing. La rivoluzionaria novità mette alla portata di piccole e grandi aziende l’e-commerce in una nuova veste che prende il nome di social commerce.

Stiamo parlando di un vero e proprio negozio sui social, completamente integrato con Facebook e con Instagram, in grado di conciliare l’esigenza di semplicità dei clienti e l’urgenza di aumentare le opportunità per tutte le imprese, piccole o grandi che siano. E per il futuro, inoltre, il mondo Facebook si sta preparando per far visualizzare lo shop di un’azienda e consentire gli acquisti direttamente in una chat di WhatsApp, Messenger o Instagram Direct.

Blacklemon è attenta alle dinamiche che possono in qualunque modo favorire il tessuto imprenditoriale e commerciale del territorio in cui opera e del Paese. Per questo, nonostante il servizio non sia ancora disponibile in Italia, è già attiva per poter accompagnare i clienti nella preparazione e nel lancio del proprio negozio online con Facebook Shops.

Ad oggi i social media sono già infatti il luogo per eccellenza dove cercare ispirazione e farsi un’opinione rispetto ad un prodotto, ma le cose stanno rapidamente cambiando. Con l’introduzione di Facebook Shops e Instagram Shops stanno diventando anche il luogo dove si potrà direttamente comprare. In questo momento molte piccole imprese stanno lottando e, con la chiusura dei negozi, altre hanno cercato di portare le proprie attività online. L’obiettivo di questa innovazione è quindi quello di rendere lo shopping “senza soluzione di continuità” per consentire a chiunque, dal piccolo imprenditore ai marchi globali, di utilizzare Facebook per connettersi con i clienti e vendere in un click. Facebook Shops permette infatti alle aziende di creare facilmente un unico negozio online all’interno della propria pagina professionale.

COME FUNZIONA 

Le imprese possono scegliere i prodotti che desiderano mettere in vendita sulla propria pagina Facebook, caricare un proprio catalogo e quindi personalizzare l’aspetto del proprio negozio con un’immagine di copertina che metta in mostra il proprio marchio. Ciò significa che qualsiasi venditore, indipendentemente dalle dimensioni dell’azienda o dal budget, può portare la propria attività online e connettersi con i clienti ovunque. Inoltre, proprio come in un negozio fisico, anche negli Shops di Facebook sarà possibile per i clienti chiedere informazioni, inviando messaggi tramite WhatsApp, Messenger o Instagram Direct.

Gli utenti potranno trovare i Facebook Shops sulla pagina Facebook o sul profilo Instagram di un’azienda, oppure scoprirli nelle storie o negli annunci pubblicitari. Da lì, potranno sfogliare l’intero catalogo, salvare i prodotti ai quali si è interessati e fare un ordine che potrà essere completato direttamente nell’app. In futuro, inoltre, si potrà visualizzare lo shop di un’azienda e fare acquisti direttamente in una chat di WhatsApp, Messenger o Instagram Direct.

Ma non è tutto: Facebook Shops lancerà presto nuove funzionalità e modalità di social commerce:

1. Instagram Shop, che permetterà di scoprire e comprare i prodotti che più ci piacciono attraverso Instagram Explore (e una brand new tab Shop all’interno del profilo Instagram del venditore).

2. Live Shopping Feature, una funzionalità che permetterà agli utenti di scoprire un prodotto attraverso un tap ad esempio su un video che stanno guardando.

3. Loyalty program, una funzionalità che permetterà ai venditori di connettere il proprio programma di loyalty al profilo Facebook del consumatore in modo da potergli offrire un luogo in cui controllare i punti guadagnati o redimere premi.

I VANTAGGI 

Tutte le più importanti piattaforme stanno spingendo sull’acceleratore dell’e-commerce via social per svariate ragioni:

• Dal punto di vista dell’utente, tutto gira attorno al concetto di semplicità. Il consumatore cerca la semplicità. Se fino a ieri l’esperienza di acquisto di un prodotto online poteva risultare complessa (vengo ispirato da un amico sui social, cerco il prodotto su un motore di ricerca, visito il sito web del venditore, cerco opinioni online, ritorno sul sito web del venditore e acquisto), oggi si cerca di offrire un unico luogo in cui fare tutto questo. Un luogo come Facebook Shops o come Instagram Shops.

• Dal punto di vista del brand invece tutto gira attorno al concetto di opportunità. Adattarsi al nuovo modello richiede una nuova impostazione: costruire un’esperienza di acquisto che per il consumatore sia un vero valore aggiunto è un’occasione da non perdere. L’esperienza di acquisto di Facebook Shops è innovativa e alla portata di tutti.

• E i “piccoli” negozi? Il difficile momento sociale che stiamo vivendo ha accentuato l’esigenza di adattamento degli Small Business al commercio online, come si è visto. Anche le piattaforme si sono accorte che queste realtà hanno bisogno di strumenti per potere essere rilevanti (e vendere) in un ambiente solitamente dominato dalle grandi marche.

Per saperne di più: www.blacklemon.com

Millennials. Il boom di assunzioni nelle aziende di tutto il mondo spinge le imprese italiane a puntare sui giovani

Da San Francisco a Hong Kong, i giovani nati tra gli anni ‘80 e il 2000 si stanno guadagnando l’attenzione dei datori di lavoro di tutto il mondo. Intraprendenti, Peter Pan curiosi e digital addicted: ecco alcune delle caratteristiche che stanno convincendo grandi aziende e imprenditori ad assumerli. Una tendenza che sta emergendo anche in Italia con alcuni esempi virtuosi.

Estremamente ambiziosi, prediligono posti di lavoro che favoriscono possibilità di carriera, crescita personale e qualità di vita, perennemente immersi nei social media. È questo l’identikit della Generazione Y, ovvero i giovani “Millennials” nati tra gli anni ’80 e il 2000. Un esercito di giovani titolati e motivati, che oltreoceano sta riscuotendo sempre più successo ai colloqui di lavoro: basti pensare che negli Stati Uniti, come riportato da Forbes, i Millennials nel 2020 rappresenteranno ben il 51% del totale della forza lavoro. Una cifra che si scontra con la triste realtà italiana dove, secondo i dati ISTAT 2016, gli occupati tra i 15 e i 34 anni sono 5 milioni, ovvero circa il 22% della forza lavoro totale, con una disoccupazione giovanile superiore al 34%. La situazione sta però lentamente cambiando anche nel Belpaese: la tendenza internazionale a puntare sui Millennials sta condizionando anche le scelte di alcune aziende virtuose, che stanno cominciando a scommettere su di loro. Luxottica, FourStars, Movym, Tanaza e Fluidmesh, sono solo alcune delle imprese in cui l’HR sta abbracciando i giovani. Non solo lavoro: anche la politica sta cambiando marcia sul tema. Basti pensare alla scelta di Matteo Renzi che, rieletto segretario del PD, ha deciso di attorniarsi di Millennials, dai 19 ai 29 anni, per comporre la nuova direzione del partito. Un’attrattiva che deriva, come sottolineato da uno studio condotto dalla UNC’s Kenan-Flagler Business School e dallo YEC, lo Young Entrepreneur Council di Chicago, anche dalla spiccata capacità di comunicare attraverso i social network. È quanto emerge da uno studio condotto su oltre 60 testate internazionali da Espresso Communication per FourStars, nella quale è stato coinvolto anche un panel di 20 imprenditori italiani, per comprendere le ragioni dell’espansione del trend mondiale delle assunzioni di Millennials e se vi è un’effettiva influenza anche sul problematico panorama lavorativo italiano. Chiara Grosso, presidente e CEO di FourStars, agenzia leader nel recruiting e placement di junior profiles, rappresenta un esempio virtuoso in Italia per il numero di assunzioni di Millennials: “I Millennials sono la prima generazione veramente diversa, con logiche relazionali e priorità di vita profondamente differenti rispetto alle generazioni precedenti. Mi piace lavorare con i giovani della Generazione Y perché hanno valori che condividiamo in azienda: lavorano per vivere e non vivono per lavorare, sognano uno stile di vita più che una professione, hanno bisogno di credere in ciò che fanno, sono idealisti, credono nella meritocrazia e riconoscono un capo autorevole, non autoritario. Infatti il nostro staff è composto da circa il 50% di Millennials, e la stragrande maggioranza delle sue risorse interne, il 90%, è composto da donne. Purtroppo l’Italia è ancora molto indietro rispetto le assunzioni giovanili. Addirittura la Cina si sta mostrando in linea con il trend di assumere giovani Net: lo confermano i numerosi candidati che abbiamo inserito a Shanghai e Hong Kong”. Un parere sui giovani confermato anche da Peter Fleming, professore di Business and Society presso la Cass Business School di Londra, il quale afferma che la peculiarità della Generazione Y risiede nel desiderio di far coincidere valori personali e lavoro come connubio esistenziale. Anche Christopher W. Cabrera, founder e CEO di Xactly Corp, afferma su Businesswire.com che i Millennials cercano nel lavoro qualcosa più di uno stipendio: vogliono lavorare in un ambiente in cui possano partecipare attivamente e offrire un contributo concreto e riconosciuto. Basti pensare che alla Silicon Valley, la competizione per questi giovani talenti è motivo di orgoglio, e il fatto che l’azienda ponga il focus sulla persona rende il luogo di lavoro il posto ideale per esprimere se stessi. Anche il Dayton Daily News, facendo riferimento al report del Center for Generational Kinetics, ha affermato che il 60% dei Millennials sceglie di lavorare in un’azienda piuttosto che in un’altra in base agli intenti dell’organizzazione. Per conquistare la loro fedeltà, è indispensabile che le aziende possiedano una corporate culture desiderabile, rispettino principi etici ed ecosostenibili, e forniscano opportunità di formazione e crescita. Ma non sono tutte rose e fiori. “I Millennials sono molto sfidanti per chi li assume, perché possono essere difficili da governare: possono essere molto fragili e di facile demotivazione, e questo accresce la sfida a non deluderli – prosegue Chiara Grosso – Tra i loro apporti maggiori all’azienda vi è ovviamente la nascita di nuove idee. Tra le loro mancanze invece vi è la debolezza in disciplina e fedeltà: temo non vivano il meraviglioso dilemma tra ubbidienza e ribellione. Purtroppo non conoscono più il posto fisso, ma anche per l’azienda ‘trattenerli’ significa dargli contenuto. Vivono costantemente connessi, e questo fa circolare l’informazione. Non hanno il tempo di desiderare: pensano, cliccano, ricevono. Questo indebolisce la loro capacità di attesa, la loro tenacia. Ed è tutto questo che li rende una sfida per le organizzazioni”. Dettagli sottolineati anche da uno studio condotto da Scout Exchange e Oracle HCM Users Group e riportato sul Chicago Tribune, ha rivelato che, nonostante le ricorrenti connotazioni negative, numerosi HR Manager intervistati ripongono speranza nei giovani nati tra la metà degli anni ’80 e la fine dei ‘90. Sebbene tendano ad abbandonare l’azienda per cui lavorano dopo qualche anno, i motivi per cui vale la pena investire sulla loro assunzione sono molteplici: i giovani NET sono in grado di supportare l’azienda ad affrontare il cambiamento, individuare le tendenze in corso, integrare tradizione e innovazione soprattutto mediante la loro specializzazione nelle tecnologie, favorendo quindi una maggiore competitività sul mercato. I Millennials sono “digital natives”: secondo uno studio riportato dall’Harvard Business Review, si aspettano che le tecnologie che migliorano le loro vite personali guidino l’innovazione e la comunicazione nell’ambiente di lavoro. Infatti l’uso dei social media in azienda incide positivamente sia sull’innovazione sia sul coinvolgimento dei lavoratori. A tal riguardo, concorda anche Valeria Magoni, Marketing Manager di Tanaza, che ha fornito le motivazioni secondo cui le imprese dovrebbero assumere i Millennials: “Innanzitutto, perché sono giovani e portano nuove idee e nuovi modi di pensare all’interno del luogo di lavoro. Il dialogo tra dipendenti più esperti e le “nuove reclute” è estremamente fruttuoso e permette alle aziende di individuare opportunità e sfide che altrimenti sarebbe difficile cogliere e affrontare. In secondo luogo, i Millennials sono estremamente abili nell’usare (e nell’apprendere l’uso di) nuove tecnologie: in questo modo trainano l’azienda verso il futuro, rendendola in grado di interagire con i clienti – soprattutto con i più giovani – attraverso nuovi canali, quali ad esempio i social networks. Infine, dalla mia esperienza posso dire che i Millennials portano “nuova linfa” e una rinnovata energia nell’ambiente di lavoro, e che risultano molto propensi a imparare e a migliorarsi professionalmente.” Ma le qualità dei Millennials non finiscono qui. Da una ricerca condotta da Project:Time Off e GfK, citata su Harvard Business Review, ai Millennials piace definirsi orgogliosamente dei lavoratori incalliti, o più precisamente “work matyrs” in quanto “obsessed” e dediti al lavoro. I dati mostrano un stupefacente numero di Millennials che ha raggiunto in breve tempo posizioni manageriali e preferisce lavorare piuttosto che usufruire delle ferie maturate per una vacanza. Perché i Millennials sono spesso “work martyrs”? Tomas Chamorro Premuzic, CEO di Hogan Assessments e professore di Business Psychology alla University College London e alla Columbia University, scrisse su The Guardian, che la determinazione e la diligenza della Generazione Y è avvalorata dal forte sentimento di autorealizzazione che sperimenta nello svolgimento del proprio lavoro, confinando spesso nel narcisismo. I Millennials si sentono insostituibili: l’ambizione e il desiderio di apprendere e avanzare velocemente all’interno dell’organizzazione richiede una certa attenzione da parte dei datori di lavoro, i quali devono essere sempre presenti, disponibili a donare feedback, accogliere nuove idee e promuovere una cultura aziendale flessibile e stimolante. Inoltre una ricerca riportata dal Financial Times, sostiene che le donne Millennials, in particolare, siano convinte di poter conquistare maggiori posizioni di leadership all’interno delle organizzazioni rispetto alle loro madri e alle donne delle generazioni precedenti.

Brexit. I nodi cominciano a venire al pettine. Banche addio, sterlina al minimo storico

Le grandi banche internazionali stanno organizzandosi per lasciare Londra dal 2017. I gruppi più piccoli, invece, sembra che inizieranno a trasferire uffici e competenze già prima di questo Natale. Ad affermarlo è il capo della Bba (British Bankers’ Association), Anthony Browne, il quale ha precisato che “l’esodo degli istituti avverrà nel primo trimestre del prossimo anno”. “La maggioranza delle banche internazionali – ha spiegato – ora ha dei gruppi di lavoro per vedere quali operazioni trasferire per garantire di poter continuare a servire i clienti, la data entro cui devono farlo, e come farlo nel miglior modo possibile”.

Dalla Brexit la sterlina si è svalutata di circa il 14% rispetto all’euro, ed è al minimo storico. Il pound debole, sul quale hanno scommesso gli hedge funds, spinti dalle previsioni di quasi tutti gli economisti internazionali, potrebbe influenzare il rialzo il tasso di inflazione.

Gli analisti rivelano un calo già visibile dell’economia, in particolare per il livello dei prezzi e della disoccupazione. In UK si sta assistendo ad una frenata nelle vendite di immobili (simile a quella di fine 2015) nonostante il crollo dei prezzi. E non è finita. Bank of England ha registrato una crescita stagnante nel terzo trimestre e quarto trimestre del 2016 e prevede che i guai continuino per tutto il 2017.

Twitter in vendita. Si fanno avanti Disney e Microsoft

Twitter, uno dei più importanti social media del mondo, è in vendita. Dell’operazione si sta occupando Goldman Sachs, che conta di portare a termine il tutto entro 40 giorni. Con un valore di mercato di 16 miliardi di dollari, è stimato che Twitter possa arrivare ad incassare con la vendita circa 30 miliardi di dollari. Nei primi giorni di trattativa sono stati contattati colossi come Google e Saleforce, ma i potenziali acquirenti più determinati sarebbero due: Disney e Microsoft.

Topolino compra Twitter? L’impero dell’intrattenimento è molto forte su tutti i media, ma è piuttosto indietro sul fronte web. Ecco perché l’interesse per uno dei social più diffusi è concreto, soprattutto per spalleggiare il settore sport della multinazionale. Un’acquisizione di Twitter avrebbe un forte senso strategico per Disney anche secondo i maggiori esperti di economia americani, che vedono un’ulteriore spinta nella sua strategia di streaming per i video.

Dopo avere acquistato Linkedin, il social network più autorevole in campo professionale, Microsoft punterebbe ad estendere la propria influenza in rete conquistando anche Twitter. Una mossa che gli investitori sembrano caldeggiare e che convince anche il mercato. Sono bastati questi rumors, infatti, perché i titoli salissero dell’1,4% in una giornata di ribassi globali.