Piacenza. Dovrà rispondere dell’accusa di maltrattamenti un 49enne arrestato dai Carabinieri della Sezione Radiomobile della Compagnia di Piacenza, intorno alle 16:00 del pomeriggio di domenica 22 dicembre, applicando, su disposizione del magistrato di turno, il “codice rosso” a tutela delle donne maltrattate. A chiamare il 112 asrebbe stata una giovane donna, che avrebbe raccontata di essere stata aggredita da un uomo che era intento a danneggiare la sua automobile. Entrambi sono stati condotti in caserma per accertamenti.
Sarebbe così emerso che tra i due era in corso, da alcuni anni, una relazione ed una convivenza; la donna avrebbe però spiegato di aver subito in diverse occasioni maltrattamenti, per i quali non avrebbe sporto denuncia, ma si sarebbe recata al pronto soccorso. Quando la donna, alla fine, avrebbe manifestato intenzione di interrompere la relazione, l’uomo avrebbe reagito malmenandola, oltre che strappandole capelli, abiti, ed occhiali da vista. Il 49enne è stato portato in carcere, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Di seguito quanto riportato nel comunicato stampa dei Carabinieri.
“Con l’arresto di ieri pomeriggio e con altri interventi eseguiti sempre nella giornata di ieri, ancora una volta, è stata data un’importante risposta in termini di sicurezza e tutela a favore delle cosiddette “vittime vulnerabili” da parte del Comando Provinciale Carabinieri di Piacenza. Da sempre infatti la prossimità dei Carabinieri con la cittadinanza, il tutto giornalmente garantito attraverso le Stazioni Carabinieri presenti capillarmente sul territorio, diretta appunto interfaccia con la collettività, costituisce il metodo più efficace per contrastare i crimini o comunque i comportamenti devianti consumatisi purtroppo negli ambiti familiari o relazionali in generale.
Per difendersi da situazioni di abuso domestico è necessario prima di tutto imparare a riconoscere i comportamenti tipici dell’abusante. Occorre sapere che dalle ricerche condotte sulla problematica è emerso che, al contrario del pensiero comune, la violenza domestica non è sempre legata a patologie o al consumo cronico di sostanze alcoliche e di stupefacenti. Chi commette ripetutamente azioni violente fra le mura domestiche di solito ha un unico obiettivo: desidera porre la sua vittima in uno stato di “sudditanza” perché vuole sentirsi potente e perché esercitare azioni di comando e di controllo su un membro della famiglia lo fa sentire appagato e sicuro di sé. I suoi comportamenti hanno sempre come unico scopo quello di controllare tutto il vissuto del partner per rafforzare il suo personale sentimento di potere; per raggiungere questo obiettivo sente che deve eliminare tutto ciò che potrà ostacolare il rafforzamento di questo senso di sicurezza.
Di solito gli abusanti sono soggetti estremamente insicuri nella vita sociale, non hanno grandi possibilità di sfogo e relazioni sociali appaganti. Trovano più facile colpire gli appartenenti al nucleo familiare, soprattutto se i membri della famiglia hanno bisogno di loro per il sostentamento. Per fuggire dalla responsabilità delle proprie azioni, l’abusante tenta con qualunque mezzo di favorire l’oblio e il segreto perché vuole impedire che si creino attorno alla vittima relazioni sociali rassicuranti. Nelle storie raccontate dalle vittime di violenza domestica, si apprende che la vittima nel tempo impara a “sopportare” eventi orribili, iniziando così a soffrire di problemi psichici che la spingono alla chiusura e ad una riduzione drastica della sua personale autostima ossia ad avere un atteggiamento eccessivamente critico verso se stessa e a sentirsi costantemente insoddisfatta delle proprie qualità.
Uscire da questo problema è possibile. Prima di tutto la vittima deve rendersi conto che quello che sta accadendo fra le mura domestiche è un reato. Per arrivare a questa consapevolezza deve osservare e analizzare quello che le accade attorno, imparare ad essere obiettiva e giudicante nei confronti di chi sta abusando. In caso di violenza domestica è importante rompere l’isolamento e trovare il coraggio di parlare con qualcuno di ciò che avviene fra le mura domestiche. Ci si deve rivolgere alle Forze dell’Ordine oppure si può individuare una persona vicina con la quale si ha confidenza. Nella fase critica è importante individuare testimoni, se ci sono dei referti in casa vanno portati dove ci si reca per sporgere denuncia.”