Mercoledì 2 agosto “Summertime in Jazz” si congeda con il Gypsy Katch Quartet

Mercoledì 2 agosto alle ore 21.30 suonerà il Gypsy Katch Quartet. Il gruppo è formato dal contrabbassista Mauro Sereno, colonna portante che sa essere anche solista incisivo ed evocativo, dal violinista Stefano Zeni che porterà il tocco tzigano, oltre alla chitarra di Michele Frigoli, dal ruolo ritmico e di accompagnamento importante quanto quello della chitarra solista di Hillary Katch, leader e autentico funambolo, fulmineo nel tratteggiare le frasi e il “mood” del genere. Anche questo, come tutti gli altri concerti di “Summertime in Jazz”, è gratuito ed è reso possibile in virtù del prezioso sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano, del Comune di Vernasca, del Borgo delle Arti di Vigoleno e dei patrocini della Provincia di Piacenza e della Regione Emilia-Romagna.

Prima del concerto alle ore 21.00 si terrà la premiazione del concorso fotografico “La via di Genova e il Piacenziano”. I primi tre premi in palio saranno assegnati da una giuria guidata dal fotografo Fausto Mazza sulla base delle opere inviate durante tutto il mese e che avevano come tema quello delle tante bellezze delle due vallate della rassegna, quella del Trebbia e quella dell’Arda.

Nel solco della tradizione, ma con estro e passione, per suonare una musica scapigliata, proprio come il suo ideatore nei turbolenti anni Trenta. Questo potrebbe essere in sintesi il manifesto del Gypsy Katch Quartet, ensemble che nasce dall’estro creativo del polistrumentista Hillary Katch, con l’intento di avvicinare il pubblico, nella semplicità e spensieratezza, alle caratteristiche sonorità del Gypsy Jazz. Il Gypsy, o Jazz Manouche, è il genere musicale che trae la sua origine dall’irripetibile esperienza artistica del chitarrista Django Reinhardt, considerato l’inventore e il suo massimo esponente: egli ha reso possibile l’unione tra l’antica tradizione musicale zingara del ceppo dei Manouches e il jazz americano. Il frutto di questa unione è un genere che coniuga la sonorità e la creatività espressiva dello Swing degli anni Trenta con il filone musicale del Valse Musette francese ed il virtuosismo eclettico tzigano. Il programma del quartetto non nasconde l’amore dei musicisti per lo swing di quegli anni, per il romanticismo e la classe con cui allora si proponeva la musica. Il tributo che viene reso a “Django” e ai tanti grandi suoi proseliti, si distingue per la classe e la cura con cui, non senza fantasia, il quartetto ripropone filologicamente il suono manouche.

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