E’ morto in un ospedale di Phoenix. Aveva 74 anni ed era malato di Parkinson
Sul ring “si muoveva come una farfalla e pungeva come un’ape”, come lui stesso aveva spiegato. Nella vita ha lasciato un segno che va oltre il pugilato. “Lo ha battuto, ma solo ai punti e senza mai mandarlo davvero ko, il Parkinson: quella malattia che lo aveva umanizzato regalandogli un amore universale sconosciuto quando elegantemente, quasi aristocraticamente, dominava gli avversari sul quadrato umiliandoli con una superiorità tecnico-fisica-morale per alcuni irritante”, si legge nel coccodrillo pubblicato dall’ANSA a poche ore dalla notizia della sua morte.
“Uomo capace di gettare la sua medaglia olimpica nel fiume quando, tornato a casa da Roma, gli impedirono di entrare in un bar perche’ di colore; ma anche ecumenico ultimo tedoforo nell’edizione del centenario dei Giochi, ad Atlanta nel 1996. Accese il fuoco che un tempo (e in parte ancora oggi) fermava le guerre e quel suo muoversi incerto commosse il mondo: li’ si capi’ che Ali’ combatteva ancora, contro il morbo di Parkinson rivelatosi l’avversario piu’ insidioso.”