Delitto del trolley. Filippino risulterebbe erede della vittima

Secondo la perizia psichiatrica uno degli accusati sarebbe mentalmente disturbato

Piacenza. A pochi giorni dall’udienza preliminare fissata per venerdì 22 maggio, di fronte al gup di Milano, emergono nuovi dettagli sul processo che a breve vedrà salire sul banco degli imputati i due 30enni piacentini accusati dell’omicidio del professore milanese Adriano Manesco, assassinato nel corso dello scorso agosto nel suo appartamento di via settembrini a Milano, ed il cui corpo è stato ritrovato sezionato all’interno di un trolley abbandonato in un cassonetto di Lodi. I legali dei giovani avrebbero fatto richiesta di rito abbreviato, con lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna, e sarebbe spuntata inoltre una parte civile nel processo: un filippino, che sarebbe ritenuto erede della vittima.
Secondo la perizia psichiatrica del professionista Alessandro Meluzzi, inoltre, Civardi, uno dei due accusati, sarebbe affetto da un disturbo schizotipico di personalità, disturbo caratterizzato da isolamento sociale oltre che da distorsioni ed eccentricità del comportamento, che spesso sarebbe influenzato da convinzioni insolite e pensieri tesi al sovrannaturale. Proprio da qui, secondo il professionista, emergerebbe la convinzione del giovane della presenza di un terzo uomo al momento dell’omicidio, al quale potrebbe attribuire le proprie azioni in modo da escludere ogni coinvolgimento emotivo consapevole. In alternativa al rito abbreviato condizionato alla perizia psichiatrica, la difesa avrebbe intenzione di andare al dibattimento.

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