Il fascismo di Beppe Grillo. 5 buoni motivi per temere il Movimento 5 Stelle

Populismo. Violenza. Multimedialità. Come manipolare le folle con il potere dell’odio

Antonio Gramsci è stato un politico, filosofo e giornalista tra i più importanti della storia d’Italia. Nel 1921 fu tra i fondatori del Partito Comunista d’Italia e diresse il giornale “L’Ordine Nuovo” che entrò nel cuore degli operai italiani. Erano anni di battaglie nobili, in cui la politica era realmente “cosa pubblica” e il mondo grazie alle loro battaglie stava cambiando. A proposito del fascismo, Gramsci scrisse parole molto attuali: “il fascismo si è presentato come l’antipartito, ha aperto le porte a tutti i candidati, ha dato modo a una moltitudine incomposta di coprire con una vernice di idealità politiche vaghe e nebulose lo straripare selvaggio delle passioni, degli odii, dei desideri”. Vi ricorda qualche cosa? Le analogie con la politica del Movimento 5 Stelle sono evidenti. Ma andiamo avanti ad ascoltare le parole di Gramsci. “Il fascismo è divenuto così un fatto di costume, si è identificato con la psicologia antisociale di alcuni strati del popolo italiano, non modificati ancora da una tradizione nuova, dalla scuola, dalla convivenza in uno Stato bene ordinato e amministrato”. Sembra il copione di un film, scritto, diretto e interpretato da Beppe Grillo.
Cerchiamo di andare oltre le parole di Gramsci per analizzare le azioni di Beppe Grillo e la strategia del suo antipartito.

1) Se il Duce era “infallibile”, Beppe Grillo lo è di più.
Chi si mette contro il capo muore (solo politicamente per fortuna). Chi usa la testa in modo indipendente muore. Chi interpreta il grillopensiero muore. Chi cerca di instaurare un dialogo con l’elettorato muore. Chi cerca di valutare le proposte programmatiche degli altri partiti muore. Insomma, il discorso è chiaro.

2) Il Movimento 5 Stelle non crede nella democrazia.
Anche per me la democrazia è sopravvalutata. Tuttavia fino ad oggi nessuno mi ha presentato un’idea più convincente. Il M5S è antidemocratico al suo interno, figuriamoci cosa potrebbe fare se avesse in mano il timone del Paese. Ai grillini sembra sfuggire il fatto che a questa democrazia, frutto di migliaia di anni di guerre e rivoluzioni, siamo arrivati dopo aver sperimentato numerosi altri modi di amministrare il potere e la cosa pubblica.

3) Il M5S non è un partito (eppure si presenta alle elezioni). Non è di sinistra. Non è di destra. Non è di centro. Forse… non ha uno scopo.
Si, perché è facile mettersi “contro” puntando il dito contro gli altri, ma qui manca completamente la direzione. Essere di destra o di sinistra non è obbligatorio. Non piegarsi all’ideologia è una cosa giusta. Ma non avere un’idea o una direzione è sbagliato.

4) Una dialettica fatta solo di insulti, sfottò e toni violenti
Beppe Grillo ne ha dette di tutti i colori ai suoi avversari politici (un po’ se le meritavano, bisogna ammetterlo). Per anni li ha insultati, sbeffeggiati, minacciati con la bava alla bocca. Ha sempre generalizzato: “sono tutti incapaci”. “Sono tutti uguali”. “Vanno mandati a casa tutti”. “Tutti in galera”. Un modo come un altro per dire: “non c’è alternava. Puoi votare solo il M5S”. Strategia semplice, banale, ma spesso efficace.

5) La multimedialità dei grillini è solo un simulacro della democrazia
Una delle cose che più mi fanno arrabbiare della politica del M5S è l’uso distorto della multimedialità. Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo sono cinture nere di Social Media Marketing e Web Reputation. Riconosco tutte le loro strategie perché sono le stesse che utilizzo ogni giorno per i miei clienti. Quindi non mi possono prendere per i fondelli. Non basta blaterare di “internet”, “web” e “multimedialità” per essere democratici. La partecipazione può essere facilmente controllata. I risultati possono essere facilmente distorti. E loro lo sanno. E loro lo fanno.

Per fortuna dopo la fiammata iniziale, con le Europee abbiamo capito che il popolo si sta già stufando del populismo grillino. Siamo un Paese strano che a volte si dimostra più maturo di quello che si può pensare. Mentre il nord Europa si sta lasciando trascinare dai partiti neo-fascisti e neo-nazisti, il sud Europa (quello che sta pagando il prezzo della crisi economica) non si è lasciato incantare dai pifferai che incitano all’odio e alla violenza. Con buona pace di Topo Galileo.

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