Teatro Gioco Vita a Lisbona con la nuova produzione ”Donna di Porto Pim”

Ballata per attore e ombre dal racconto di Antonio Tabucchi

Il nuovo spettacolo di Teatro Gioco Vita tratto da un racconto di Antonio Tabucchi sarà presentato a Lisbona, la citta’ che lo scrittore ha sempre amato e con cui aveva un rapporto speciale, dove lo ha colto la morte il 25 marzo 2012. “Donna di Porto Pim”, ballata per attore e ombre dall’omonimo racconto di Tabucchi, sarà in scena mercoledì 18 e giovedì 19 dicembre con doppia recita alle 19.15 e alle 21.15 al Teatro Nacional D. Maria II, che ospita lo spettacolo in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Lisbona.
“Donna di Porto Pim” è un omaggio ad Antonio Tabucchi, per il quale scrivere non era una professione “ma qualcosa che coinvolge i desideri, i sogni e la fantasia” e che per questo sarà sempre ricordato come un maestro. Il progetto è di Tiziano Ferrari e Fabrizio Montecchi. Il primo è anche attore-manipolatore unico protagonista in scena, Montecchi firma la regia e le scene. Gli oggetti e le sagome sono di Nicoletta Garioni, le musiche di Alessandro Nidi, le luci di Davide Rigodanza. Un progetto internazionale, che vede il coproduttore francese Théâtre de Bourg en Bresse a fianco di Teatro Gioco Vita e del Festival “L’altra scena” (nel cui ambito, nell’ottobre scorso, lo spettacolo ha debuttato con successo a Piacenza). A Bourg-en-Bresse il debutto francese è previsto per il 21 gennaio.
A Lisbona “Donna di Porto Pim” sarà rappresentato in italiano con i sopratitoli in portoghese curati da Alessandra Balsamo e con la collaborazione di Isabel Inàcio (direzione di scena), Pedro Alves (luci) e Pedro Costa (suoni).
Il racconto “Donna di Porto Pim” è stato pubblicato per la prima volta trent’anni fa, nel 1983. La donna di Porto Pim era una creatura lunare, sensuale e ambigua, che rubò l’anima di un baleniere e ne fece un musicista; fino a quando, per riscattare il tradimento previsto, la sconfitta annunciata, la natura assassina di lui pretese un tributo di sangue, e fu la morte per lei. Un naufragio ultimo, di un baleniere e di una balena che irrideva chi sognava di poterla imprigionare. Com’è per l’amore, com’è per l’arte.

«Chi ci accompagna, nel racconto di questa storia d’amore e di morte, di sogno e realtà, in questo breve viaggio nel mistero dell’anima umana – spiega il regista Fabrizio Montecchi – è lo scrittore stesso, incarnato dall’attore-manipolatore. È lui il cantore di quest’epica dell’anima ed è lui che attraverso la propria testimonianza fatta di parole e gesti evoca ombre, reali e immaginarie, metafore di naufragi e naufraghi, di personaggi dagli atti mancati e dalle vite fallimentari. A fronte di un sobrio impianto scenico, un tavolo, una sedia e una parete schermo, un proliferare di ombre, agite a vista davanti e dietro allo schermo, invaderanno la scena prendendo vita dalle mani dell’attore. Creta, sabbia, legno, acqua saranno alcuni dei materiali sui quali si lavorerà per dare forma ai carnali, e nello stesso tempo impalpabili, protagonisti di questa storia. Con questa creazione Teatro Gioco Vita vuole proseguire la sua ricerca attorno alla figura di un moderno dalang, un “possibile” attore – manipolatore del teatro d’ombre contemporaneo totalmente figlio della nostra tradizione teatrale e culturale&».

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