Calcio. Confederations Cup 2013. Le tre grandi partono col botto

Brasile, Italia e Spagna hanno vinto e convinto nei loro match d’esordio

La Conferations Cup si è aperta con il botto delle sue protagoniste più attese. Dopo poco più di due minuti è stato l’uomo atteso da un intero popolo, leggi Neymar, ad instradare il match e forse l’inerzia stessa del torneo brasiliano. Di fronte ad un Giappone ordinato ma senza guizzi offensivi, oltre al fenomeno blaugrana è bastato un Paulinho versione extra-lusso. Fred sembra inadeguato e la difesa va registrata, ma il serbatoio di talenti a cui può attingere la garanzia Scolari, con lui la squadra può solo crescere, è vastissimo.
L’Italia dimentica le preoccupazioni atletiche e le paturnie da amichevole offrendo una prova convincente contro un Messico su cui sorge spontanea la domanda: non è che le difficoltà che sta incontrando per qualificarsi per il Mondiale significhino semplicemente che sia ben poca cosa? Troppo poco una traversa scheggiata e un penalty regalato da un Barzagli non al meglio, unica nota azzurra stonata oltre a Marchisio, non a suo agio nel ruolo di incursore puro. Abbiamo infranto in un colpo solo il tabù verde (vent’anni che non li battevamo) e quello giallo (mai segnato un gol nel mitico Maracanà) non solo grazie a Pirlo, che non invecchia mai e viene acclamato da tutto lo stadio nel giorno della sua 100esima in Nazionale, e a Balotelli in versione SuperMario Hulk, ma anche al quasi deb De Sciglio e al tanto bistrattato Giaccherini. OK Cesare, la strada è quella giusta.
Nella notte italiana, la Spagna cancella i Campioni sudamericani dell’Uruguay. Oltre al dato, spaventoso ma non sempre risolutivo, del possesso palla (78% nella prima frazione!), quello che fa paura di una macchina costruita per giocare a pallone è che ad andare a segno sono stavolta due attaccanti: Pedro e quel Soldado preferito da Del Bosque (il vero segreto di questa squadra) ad avanti dal nome più blasonato. Per chiudere il cerchio, provate ad indovinare chi è stato il migliore in campo? Tanto per cambiare proprio lui, Andrés Iniesta. Se gli 8 di Tabarez non saranno in grado di far arrivare palloni giocabili ai due mammasantissima là davanti, il sogno di Suarez & co. di inserirsi nella lotta come quarti incomodi è destinato a rimanere tale.

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