Lamento di un onorevole trombato. Il sonetto di Giorgio Betti

Il graffiante drammaturgo commenta questo particolare momento della politica italiana

PIACENZA – Giorgio Betti, drammaturgo con la passione per il fantastico e per la cosa pubblica, ci ha regalato sempre articoli graffianti e incisivi. Oggi, per commentare la situazione che sta vivendo il nostro Paese, ha deciso di condensare il suo pensiero in un sonetto. “Cari amici,” ha scritto ai lettori di Piacenza Night, “sperando di farvi cosa gradita, vi regalo questo mio ultimo sonetto intitolato Lamento di un onorevole trombato, in virtù ( o in vizio) del particolarissimo momento che vive la politica italiana. Spero vi piaccia, a presto”.
LAMENTO DI UN ONOREVOLE TROMBATO
di Giorgio Betti

Stavvi l’onorevole famelico orribilmente e ringhia,
davanti all’androne che per le antiche scale,
mena dritto dritto al Quirinale;
si consola amaramente dicendo: “Per stavolta cinghia”.

A non afferrar cariche mi duole il dente e pure l’unghia,
forte delusione nottetempo mi assale
e respingo e mi ribello fino a farmi male,
quell’ambizion che dappertutto mi avvinghia.

L’indomani poi è ancor peggio,
quando l’invidia toglie la delusione
come la sera segue il meriggio.

Io professore, all’apparenza buono e saggio,
m’han preferito un trombone,
uno che non distingue ulivo da faggio!

Vorrei veder, se mi ci trovassi a singolar tenzone
in campo culturale citar il bardo e il paggio,
di sicuro lo farei viola, codesto villanzone!

C’è di buono, visti i tempi tutti,
che dell’usurpator la boria,
non sarà da vera gloria
ma piuttosto, di irti scempi e lutti.

Ché se infatti gli uomini pubblici all’unisono belli e brutti
un sigillo lasciano a lor memoria,
non da leone, ma da luccio sarà l’effige pretoria,
che invano cerca di sguazzar nella tempesta tra i flutti

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