Affidamento di minori alle coppie gay. La Cassazione lo ha davvero legittimato?

A ben vedere non è così. La stampa dovrebbe trattare con maggiore attenzione temi tanto delicati

Ha suscitato enorme scalpore la recentissima sentenza della Cassazione, sezione prima civile, sull’affidamento di minori alle coppie omosessuali. Da quanto si legge sui giornali sembrerebbe che la Suprema Corte abbia consentito tale possibilità. In realtà a ben vedere non è così. Nel caso di specie il ricorrente lamentava il fatto che il figlio fosse stato affidato alla ex compagna ed in particolare contestava che quest’ultima, che conviveva more uxorio con un’altra donna, potesse essere idonea sotto il profilo educativo a garantire l’equilibrato sviluppo del bambino in relazione ai diritti nascenti dalla famiglia concepita nel nostro ordinamento come società naturale fondata sul matrimonio (all’art 29 della Costituzione).
Se si legge con attenzione la motivazione della sentenza si può notare che la Corte ha respinto il ricorso del padre osservando che era suo onere dimostrare che il figlio stava concretamente subendo o avrebbe potuto subire un pregiudizio rimanendo in tale situazione. La Cassazione, quindi, non ha dato il via libera all’affidamento dei minori alle coppie gay, ma si è limitata a dire che in mancanza di prove o di evidenze scientifiche sulla dannosità di tale situazione essa non poteva prendere posizione.
D’altra parte, nel nostro ordinamento, le sentenze possono decidere solo su casi concreti e utilizzando le prove portate nel processo, mentre non possono dare giudizi valevoli in via generale.
Temi così delicati, comunque, dovrebbero essere gestiti dalla stampa in modo particolarmente attento offrendo a chi legge una notizia precisa e aderente alla realtà senza indulgere in interpretazioni magari orientate da posizioni ideologiche.

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