Piacenza. Il vescovo Gianni Ambrosio: ”lavoro per uscire dalla crisi”

L’omelia di inizio anno tocca temi di attualità e riprende Papa Benedetto XVI

Monsignor Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza, ha incontrato la comunità piacentina nella tradizionale messa di inizio anno in Cattedrale. Ecco la sua omelia in versione integrale.
Carissimi fratelli, carissime sorelle. “Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace": queste parole di benedizione che la prima lettura ci ha offerto, scendano su tutti noi e su tutti gli uomini in questo inizio dell’anno. È l’invocazione che rivolgiamo al Signore con fiducia, ben sapendo che è il Signore stesso che vuole donare a tutti noi la sua benedizione, perché la luce del suo volto risplenda su di noi e ci doni grazia e pace. La forza della parola benedicente del Signore ci rende più consapevoli di essere inseriti nella storia della salvezza, la storia dell’alleanza tra Dio e l’uomo: al cuore di questa alleanza vi è il mistero del Verbo di Dio che si è incarnato per far risplendere davanti a noi il volto paterno di Dio: in Gesù, il Figlio amato, tutti noi siamo diventati figli amati di Dio. Lui, venuto a far parte della nostra umanità, è la benedizione di Dio che arriva a tutti gli uomini, Lui è la nostra salvezza, Lui è la nostra pace.
Contempliamo, in questo inizio dell’anno nuovo, l’evento di grazia della nascita di Gesù con gli occhi pieni di stupore di Maria, con il cuore pieno di amore della Madre del Signore Gesù. Celebriamo oggi la sua divina maternità e poniamo sotto la sua protezione il tempo che sta davanti a noi, perché sia "l’anno del Signore", l’anno della fede nel Signore.
Il Vangelo ci ha ricordato che "Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore". Maria si è aperta al mistero di quel Figlio divino che le è stato dato in dono, ed è custode del mistero, custode della benedizione che è Gesù, custode della vita nuova che il suo Figlio dona a tutti noi. Maria, con la sua meditazione orante e intelligente, con la sua fede che si affida a Dio e alla sua volontà, custodisce e protegge la verità di Dio che si svela nel volto di quel bambino che è tra le sue mani materne. E custodisce e protegge la verità dei volti di tutti noi, di ogni bambino che viene alla luce, di ogni madre che dona la vita, di ogni persona che cerca il bene.
In questo inizio del nuovo anno, con il nostro sguardo rivolto alla Madre di Dio, innalziamo a Lei la nostra preghiera per la Chiesa. In Maria, madre di Cristo e dell’umanità nuova, la Chiesa diventa ancor più consapevole della sua missione nella storia, chiamata a custodire nel corso dei secoli l’annuncio gioioso del Natale, della vita nuova, della fede che accoglie la benedizione di Dio. Così la Chiesa diventa a sua volta fonte di benedizione, in grado di benedire, di "dire-bene" di Dio e di testimoniare il suo amore con la vita, di "dire-bene" dell’uomo, figlio di Dio in cammino verso la vita eterna.
In Maria, possiamo scorgere la missione propria di ogni famiglia, chiamata a donare vita e amore ai figli, chiamata a custodire e a trasmettere i grandi valori della vita umana, chiamata a testimoniare e diffondere la fede che sa custodire la benedizione di Dio. Così la narrazione della vita passa da una generazione all’altra, senza interrompersi, grazie all’impegno educativo che è sempre più urgente e coinvolge non solo la famiglia ma anche la scuola, la comunicazione sociale, la società tutta: il futuro di nostri ragazzi e dei nostri giovani, come il futuro della nostra città e del nostro Paese, dipendono dalla sapienza educativa, dal coraggio di far fronte alla sfida educativa con una proposta seria e intelligente di vita e di cultura.
A Maria ci rivolgiamo con fiducia anche per far fronte alle attuali difficoltà sociali ed economiche. In particolare preghiamo perché tutti abbiano a cuore il valore centrale del lavoro, la sua importanza per la vita personale e sociale, la sua grande dignità. Conosciamo il dramma di molti che hanno perso, o rischiano di perdere, il lavoro, la serenità, la stessa pace familiare. Ci vuole sia una più grande stima del lavoro da parte di tutti sia una più fattiva collaborazione di tutti perché si possano trovare soluzioni che tengano conto che "il lavoro umano è una chiave, e probabilmente la chiave essenziale, di tutta la questione sociale, se cerchiamo di vederla veramente dal punto di vista del bene dell’uomo", come affermava il beato Giovanni Paolo II (Laborem Exercens, n. 3). Su questo tema anche Papa Benedetto XVI insiste nell’odierno Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace: è necessaria "una rinnovata considerazione del lavoro, basata su principi etici e valori spirituali, che ne irrobustisca la concezione come bene fondamentale per la persona, la famiglia, la società" (n. 4).
Il Messaggio del Papa per la pace ci invita ad un’ultima invocazione, quella per "il prezioso dono della pace" tra i diversi popoli e all’interno delle nazioni, nelle città e nelle famiglie, superando le barriere che dividono e rafforzando la comprensione tra gli uomini. Preghiamo in modo particolare per quei Paesi, come la Nigeria, in cui continua il massacro dei cristiani: dopo la strage di Natale in cui sono stati uccisi sei cristiani che si trovavano in Chiesa, è avvenuto un altro massacro in cui quindici persone sono state sgozzate nel sonno.
Cari fratelli e sorelle, la Vergine Maria, benedetta tra tutte le donne, ottenga la benedizione di Dio per noi e per tutti gli uomini. Il mistero di Dio che si fa uomo aiuti la nostra umanità a ritrovare la luce della verità e della pace. Nella sua bontà il Signore rivolga a noi il suo volto, ci benedica e ci conceda pace. Amen.

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