Alessandro Sallusti. ”La mia libertà non è in vendita”. ”Il signore voleva altri soldi”

”Oltre ai 30.000 già ottenuti” il querelante voleva altro denaro ”in cambio del ritiro della querela”

“Ho dato disposizione ai miei avvocati di non chiudere l’ipotesi di accordo con il magistrato che mi ha querelato per un articolo neppure scritto da me e che ha ottenuto da un suo collega giudice la condanna nei miei confronti a un anno e due mesi di carcere”. Sono le parole di Alessandro Sallusti, nell’ultimo editoriale pubblicato da Il Giornale dopo la decisione della Cassazione di confermare la condanna a 14 mesi di reclusione per un reato di opinione. “Il signore voleva altri soldi, oltre i trentamila euro già ottenuti, in cambio del ritiro della querela e quindi della mia libertà. Io penso, l’ho già scritto, che le libertà fondamentali non si scambino tra privati come fossero figurine ma debbano essere tutelate dallo Stato attraverso i suoi organi legislativi e giudiziari”.
“Vi svelo un particolare inedito della vicenda,” continua Sallusti. “In primo grado sono stato condannato a cinquemila euro di multa più diecimila di risarcimento, nonostante l’accusa avesse chiesto per me due anni di carcere. Al momento di stendere le motivazioni della sentenza, il pm si pente: ho sbagliato a non dare a Sallusti anche una pena detentiva, scrive nero su bianco, ma ormai è fatta”.

Da quel momento in poi la vicenda ha assunto toni grotteschi, come lo stesso Sallusti sottolinea nel suo pezzo. “Giudici che ammettano di sbagliare, giudici che cambiano idea, giudici che se la fanno e disfano tra di loro? Ma che giustizia è questa? Una persona, per di più magistrato, in buona fede avrebbe dovuto prendere l’iniziativa una volta appreso il verdetto: mi rifiuto di essere la causa di una carcerazione ingiusta, tengo il risarcimento e ritiro la querela. Non è avvenuto, peccato. Adesso, vi assicuro, il problema non è più mio ma loro. Trovino il modo di uscirne con percorsi trasparenti e legali, altrimenti vadano al quel Paese”.

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