1 Maggio. Il significato della Festa del Lavoro dal 1867 ad oggi

Il mondo si ferma per celebrare i traguardi raggiunti in campo economico e sociale dai lavoratori

In molti paesi del mondo il 1 maggio è una data importante che ricorda le battaglie operaie volte alla conquista di una serie di diritti, tra cui l’orario di lavoro quotidiano fissato in otto ore. Lo stato americano dell’Illinois, nel 1867, fu il primo a varare una legge a tutela dei lavoratori, e in seguito i movimenti sindacali degli Stati Uniti e dei paesi Europei (tra cui l’Italia) riuscirono a ottenere risultati analoghi anche in patria. La prima “festa dei lavoratori” non fu celebrata il 1 maggio, bensì il 5 settembre del 1882 a New York, per opera dei Knights of Labor. L’anno successivo fu deciso di trasformare la manifestazione in un evento con cadenza annuale.
La scelta di celebrare questa festività il 1 maggio di ogni anno si deve ai gravi episodi avvenuti nel maggio del 1886 a Chicago. Il 3 maggio di quell’anno i lavoratori di Haymarket scioperarono davanti all’ingresso della fabbrica di macchine agricole McCormick. A causa dei disordini le forze di polizia aprirono il fuoco sulla folla, uccidendo due operai e ferendone numerosi altri.
Nei giorni successivi il movimento anarchico, in segno di protesta “contro i brutali episodi di violenza”, organizzò “una rivolta” nell’Haymarket square. Il 4 maggio la Polizia aprì nuovamente il fuoco sui manifestanti e si contarono numerose vittime sia tra gli operai che tra gli agenti di polizia.
La situazione degenerò quando il giorno 11 novembre del 1887, sempre a Chicago, 12 persone vennero giustiziate per le loro attività sindacali e per le loro proteste organizzate. Quattro operai, quattro sindacalisti e quattro uomini appartenenti al movimento anarchico furono impiccati per aver organizzato una giornata di sciopero (il 1 maggio del 1886) per cercare di ottenere le otto ore di lavoro. August Spies, uno dei lavoratori condannati a morte, prima di essere impiccato dichiarò: “verrà il giorno in cui il nostro silenzio sarà più forte delle voci che oggi soffocate con la morte!”.
Parsons, la cui agonia fu terribile, riuscì appena a parlare, perché il (boia) strinse immediatamente il laccio e fece cadere la trappola. Le sue ultime parole furono queste: “Lasciate che si senta la voce del popolo!”.

Fu il Presidente degli Stati Uniti Grover Cleveland (l’unico in tutta la storia americana ad essere stato eletto per due mandati non consecutivi, la prima volta nel 1885 e la seconda nel 1893) a proporre che il 1 maggio di ogni anno si tenesse una celebrazione per ricordare questi episodi e auspicare la fine delle ostilità tra lavoratori e datori di lavoro.

In Europa l’Associazione internazionale dei lavoratori (meglio nota come “Prima Internazionale”) fece le sue battaglie per i lavoratori. Ma fu la “Seconda Internazionale”, riunitasi a Parigi nel 1889 (alla quale parteciparono socialisti riformisti e rivoluzionari, marxisti e anarchici), ad ottenere che la festa si celebrasse anche da noi. In Italia la decisione fu ratificata due anni dopo.

A ricordare quei momenti esiste un famoso articolo pubblicato dalla rivista di Forlì “La Rivendicazione” del 26 aprile 1890. “Il primo maggio”, si legge, “è come parola magica che corre di bocca in bocca, che rallegra gli animi di tutti i lavoratori del mondo, è parola d’ordine che si scambia fra quanti si interessano al proprio miglioramento”.

Oggi la festa del 1 maggio è celebrata in Italia, Francia, Regno Unito, Spagna, Cile, Cina, Germania, Russia, Grecia, Slovenia e in tutta l’Unione Europea. Negli Stati Uniti e in Canada si festeggia con il nome di “Labor Day”.

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