Fusione nucleare a Fukushima. Non si escludono crepe nel contenitore del reattore

In Giappone la situazione è ancora critica. L’incidente è ancora classificato al livello 7, il massimo della scala Ines, lo stesso di Chernobyl

Non si parla più del dramma nucleare che si sta verificando in Giappone. L’argomento è passato di moda. Il Milan ha vinto lo scudetto, Nadia Macrì girerà un film porno in 3D, il Grande Fratello 11 si farà. Questo è quello che conta.Intanto a Fukushima la situazione è ancora critica. L’incidente è ancora classificato al livello 7, il massimo della scala Ines, lo stesso di Chernobyl. A due mesi di distanza dallo tsunami, la Tepco ha dichiarato: “l’acqua presente nel reattore non è sufficiente a coprire le barre, che forse sono state completamente esposte, provocando una fusione delle stesse”.
A conferma del fatto che le barre di combustibile nel reattore n.1 di Fukushima Daiichi si sono fuse, una settimana fa (quando una squadra di tecnici di Tepco è entrata per la prima volta all’interno dell’edificio) si è dovuta affrontare un’altra emergenza. Subito dopo l’ingresso il team si è accorto che il livello di radiazioni toccava punte di 700 millisieverts/ora, quando le previsioni erano di 2 millisieverts/ora. 450 volte tanto.

Hidehiko Nishiyama, il portavoce della NISA (Nuclear and industrial safety agency) ha rilasciato dichiarazioni difficilmente fraintendibili, affermando che non è possibile escludere una crepa nel vessel (il contenitore del reattore). La stessa preoccupazione è stata espressa da Junichi Matsumoto, un dirigente della società, che ha specificato: “non c’é chiarezza sullo stato del vessel. Nel processo di fusione le barre possono aver danneggiato la vasca di contenimento e creato un buco sul fondo del reattore. Potrebbero esserci perdite di materiale radioattivo nell’oceano dal reattore n.3, anche se dobbiamo verificare ancora la condizione dello stesso”.

Ma di materiale radioattivo nell’oceano ne è già stato versato moltissimo. Il governo nipponico si è scusato con il mondo intero per bocca di Yukio Edano, portavoce del Governo di Naoto Kan, che ha scritto: “Sono costernato per tutti i problemi che questa scelta inevitabile ha provocato nei confronti della popolazione, nell’industria ittica e nelle nazioni a noi vicine”. Purtroppo il rilascio in mare di 15mila tonnellate di acqua altamente radioattiva proveniente dalla centrale nucleare, avvenuto nei primi giorni di aprile, non è bastato a normalizzare la situazione.

Fukushima è ad un passo dal diventare la nuova Chernobyl. Intanto i leader europei, con Francia e Regno Unito in testa, approfittando del fatto che l’argomento “disastro nucleare” è passato di moda, stanno facendo un sostanziale passo indietro rispetto alle promesse solenni dei giorni successivi allo tsunami. Niente più controlli accurati sulle 146 centrali presenti in Europa (di cui 76 sono state dichiarate obsolete e di cui 13 non hanno nemmeno una seconda protezione di sucurezza intorno al reattore), ma solo self-test e nessun obbligo di comunicare i risultati.

In questo clima di incertezza e di assoluta mancanza di trasparenza, anche uno come me che non è contrario al nucleare “senza se e senza ma”… qualche dubbio se lo fa venire.

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