Botti. Ecco perche’ sono contrario al nucleare

Il candidato del PD alle regionali risponde all’associazione ”Io scelgo Boiardi”

Come candidato al consiglio regionale, esprimo la mia netta contrarietà al ritorno del nucleare a Caorso, in Emilia-Romagna e sull’intera penisola italiana. Una posizione non pregiudiziale, ma maturata attraverso una lucida analisi di costi e benefici contestualizzata anche all’attuale scenario economico.

Il nucleare di terza generazione su cui vuole investire il Governo è già vecchio, economicamente insostenibile e pericoloso. Chi promette, con il ritorno al nucleare, un risparmio sui costi delle bollette per imprese e famiglie o è male informato, o è in malafede.

In realtà, è vero il contrario. Senza un forte sostegno pubblico, l’attuale nucleare non è competitivo e i costi per finanziarlo ricadrebbero proprio sulle tasche degli italiani, che già oggi pagano ancora oltre 400 milioni di euro sulle bollette elettriche per smaltire le scorie delle vecchie centrali.

Le già pesanti controindicazioni di carattere tecnico/economico, vanno poi a sommarsi con le valutazioni politiche sulla linea del Governo. L’esecutivo ha preso l’ennesima iniziativa unilaterale, calpestando le competenze delle regioni e un referendum popolare che aboliva il nucleare nell’87, dimostrando ancora una volta di sbandierare il federalismo solo come argomento di propaganda. Non a caso il Governo ha atteso il dopo elezioni per dire dove e come vorrebbe realizzare le centrali nucleari.

Per questo sostengo la scelta del presidente Vasco Errani di iscrivere l’Emilia-Romagna tra quelle 11 regioni italiane che hanno fatto ricorso alla Corte costituzionale e considerano il decreto 99/2009 incostituzionale, visto che prescinde del tutto dallo spirito del titolo V della Costituzione che regola le competenze di Stato e Regioni.
I cittadini oggi hanno bisogno di trasparenza e di scelte che tengano conto dei loro reali interessi, a maggior ragione in un momento di crisi come quello attuale, in cui è necessario puntare su misure che creino risultati a breve termine, oltre a garantire competitività economica e aumento occupazionale.

L’Emilia-Romagna, come del resto l’Italia, ha bisogno di puntare sulla produzione energetica ricavata da fonti rinnovabili (fotovoltaico, eolico, biomasse e idroelettrica), e soprattutto di ottimizzare l’efficienza energetica del patrimonio edilizio esistente, oltre a favorire la creazione di nuove filiere produttive per una resa efficiente degli impianti.

Quella della cosiddetta Green economy, è una scelta di soli vantaggi: da un lato si scommette sulla crescita intelligente dell’economia, dall’altro si tutela il rispetto ambientale e la qualità della vita, nostra e dei nostri figli.
Sul mio territorio, quello della provincia di Piacenza, ho già lanciato una sfida concreta per i prossimi cinque anni: riuscire a tradurre il nostro primato di polo energetico regionale per la produzione “tradizionale”, in quello di città capofila dell’energia pulita emiliano-romagnola.

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