Liberiamoci dal pregiudizio

Uno dei grandi problemi che assillano la critica e la serena analisi di un qualunque fenomeno artistico e culturale è senza dubbio il pregiudizio

Uno dei grandi problemi che assillano la critica e la serena analisi di un qualunque fenomeno artistico e culturale è senza dubbio il pregiudizio; il quale, però, proprio per la pervasività del suo potere, può d’altro canto essere utilissimo in un’altra esigenza che oggidì si presenta in tutta la sua urgenza: quella di riconoscere l’idiota; possibilmente presto e senza troppe possibilità di sbagliarsi.

Facciamo un esempio da manuale: ci sono degli idioti che si stupiscono se dite che Pippo Franco ha lavorato con Billy Wilder. Tipico dell’idiota pregiudiziale è infatti il confondere quello che uno fa (in un dato momento) con quello che uno è, anzi, ancor meglio, con quello che uno è capace di fare (in assoluto, senza latitudini di spazio-tempo). Il ragionamento prosegue in modo idiotemente sereno come segue: Billy Wilder E’ uno dei più grandi registi hollywoodiani, se non il più grande in assoluto, e quindi NON PUO’ aver diretto Pippo Franco che è uno che FA delle schifezze. Si è notato il rapporto tra il verbo "essere" e il verbo "fare"? Ora, la verità è evidente, e la storia è storia; partiamo dalla storia: Pippo Franco, effettivamente, ha lavorato con Billy Wilder, in un film (non dei migliori) che per l’America si intitola "Avanti", e per l’Italia "Che cosa è successo tra mio padre e tua madre"; il protagonista è Jack Lemmon, ed essendo ambientato in Italia (a Capri, se la memoria non ci inganna) Pippo Franco se la cava egregiamente nel ruolo del portiere d’albergo.

Qualche anno dopo, venendo in visita proprio in Italia, il grande regista rilasciò questa dichiarazione: "voi in Italia avete un grande comico, si chiama Pippo Franco!" A quel punto apriti cielo: ve li immaginate, i tanti sedicenti aspiranti (soprattutto aspiranti) "Woody Allen italiani" come poterono rimanerci?! Billy Wilder che omaggia Pippo Franco!

Passiamo alla verità.

Gli è che semplicemente Pippo Franco è bravo; magari ovvie ragioni commerciali lo spingono a fare più che altro delle schifezze,d’accordo, ma lui evidentemente non si esaurisce nelle schifezze che fa, nel senso che esse sono troppo anguste per contenere tutte le sue capacità. Ecco il distinguo ncessario: il fatto che uno si produca in schifezze, non significa affatto che sia in grado di fare solo quelle; nel caso di Pippo Franco, oltre alla direzione di Wilder si potrebbero aggiungere certe ottime prove per esempio con Luigi Magni, e più estesamente certe sue qualità intrinsecamente comiche tanto palesi (la mobilità del volto, per esempio) che solo l’ottusità dell’idiota pregiudiziale può non vedere.

Altro esempio: Neil Sedaka. Preso dal suo conformismo mentalmente ritardante, al solo sentirlo nominare l’IP si metterà a sorridere con sufficienza, sempre ammesso che lo conosca (nel caso provate a canticchiargli III CAP-pric-ci-tuooi-son-cose-ri-di-coleeee…).

Quando gli farete sapere che tale (intrinsecamente) talentuoso autore di canzonette prima di diventare una pop star era stato uno degli allievi prediletti di Artur Rubinstein, o ci rimarrà di stucco o crederà che lo state prendendo in giro, reagendo con la solita strafottente ottusità. Eppure il discorso è sempre quello: il bagaglio talentuoso di un individuo non si può misurare dal percorso artistico che quell’individuo segue, perché esiste comunque uno scarto tra quello di cui uno è dotato in potenza e quello che concretamente gli è concesso di espletare.
Il fatto è che il conformismo idiota-pregiudiziale è facile; non costa nulla e permette che gli aderenti possano vigliaccamente rifugiarsi in pensieri non propri ma già preconfezionati da altri.
Oggi se chiedete a una ragazza neolaureata in cerca di marito o al suo debutto in società se vuole accompagnarvi, per esempio, a vedere "Iron man", probabilmente vi risponderà con la solita sufficienza mutuata che quello "non è il suo genere di film". Ora: a parte il fatto che vorrei sapere come si possa dire che qualcosa non è il genere di film, libro, spettacolo, musica eccetera se prima non lo si conosce, proviamo a pensare quanto danno e quanto inquinamento culturale questo atteggiamento ha portato.

Nel ’39 esce "Ombre Rosse" di John Ford; oggi è considerato un capolavoro assoluto, ma se proprio oggi dovesse uscire EX NOVO nelle sale, gli IIPP come reagirebbero? Facile immaginare:…mah….non so…un film western, e ovviamente quest’ultima asserzione proferita con smorfia diplomatica d’ordinanza.

Come facciamo, allora, noi che cerchiamo di non farci influenzare, a liberarci dall’influenza mefitica di tale fastidiosa cerchia di debosciati?

Facile, basta aspettare; la storia, in fondo, ha sempre dato ragione a noi e non a loro.

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